Non rassegnamoci al dolore

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Nei momenti di cordoglio come quello che proviamo oggi per le vittime della tragica alluvione che ha colpito la Sardegna in questi giorni, è spesso considerato appropriato osservare un rispettoso silenzio.

Ci abbiamo provato. Abbiamo immaginato la sofferenza delle famiglie che hanno perso i loro cari, la rabbia dei lavoratori che hanno perso le loro attività ancora in piedi nonostante la crisi. Abbiamo pensato che qualsiasi polemica sarebbe stata sterile e inutile a consolare il dolore di un popolo piegato dalle sciagure. Ci abbiamo provato ma non ci siamo riusciti a stare zitti davanti a quest’ennesimo scempio.

Piangiamo le vittime, ma non possiamo esimerci dall’individuare i responsabili per i disastri che colpiscono periodicamente la nostra terra come se fosse per noi impossibile prevedere o scongiurare il peggio. La realtà che rende ancora più tristi le circostanze, è che di sicuro queste tragedie si sarebbero potute evitare adottando dei sistemi di prevenzione adeguati, edificando i centri urbani con criterio prevedendo una sinergia con i fattori morfologici naturali del territorio, predisponendo un piano paesaggistico funzionale alla vita dell’uomo e non alle speculazioni dei cementificatori, siano essi imprenditori o politici.

foto Claudio Gualà per La Nuova Sardegna

foto Claudio Gualà per La Nuova Sardegna

Le disgrazie si possono combattere, non è detto che i sardi debbano vivere nella rassegnazione che un giorno dovranno fare i conti con l’inevitabile, per poi affliggere sé stessi nell’attesa di un’elemosina che arriva dalle tasche di un debitore.
Il vero sviluppo non è quello che mette come condizione la salute umana o la vita stessa dei cittadini. La creazione di questo sistema è il ricatto più grande che il nostro popolo potesse subire e complici di questa situazione sono tutti coloro che hanno promosso e assecondato l’ingresso nella nostra terra di tutti quei meccanismi atti a renderci dipendenti di un sistema economico che ha come scopo principale, non la vita umana ma l’arricchimento delle Società per Azioni.

Il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci ha da sempre lavorato per garantire questo sistema, come ad esempio nel suo ultimo tentativo di modificare il PPR a vantaggio di un nuovo piano che permetesse la cementificazione selvaggia anche nelle coste e nelle zone in cui non era permesso edificare.
Il Centro Sinistra sardo, che avrebbe dovuto rappresentare una opposizione a questo trend, si è invece sempre dimostrata inconcludente o, peggio, compiacente. Il loro appoggio incondizionato ai sistemi industriali che, si, hanno dato lavoro (sinché non sono falliti) ma inquinando il territorio e distruggendo il paesaggio. Il loro supporto alle basi militari, proponendo addirittura la collaborazione con industrie civili in campo militare come la Finmeccanica, tutto questo è esattamente uguale alla politica dei partiti di destra ai quali si contrappongono solo a parole.

iRS rimane fedele alle battaglie che ha sempre portato avanti con il solo intento di proporre un futuro migliore per il nostro popolo, slegato dalle logiche capitalistiche e di sfruttamento paralizzante delle nostre risorse endemiche. Oggi rinnoviamo il nostro impegno di batterci ancora più forte e sino infondo perché in futuro niente che fa parte della ricchezza naturale della terra possa danneggiare o causare la morte.

Nessun incendio, nessuna alluvione, nessun disastro che avvenga per mano umana o per colpa della negligenza dell’uomo dovranno rimaner impuniti o confinati nel silenzio.

Nessuno dovrà più prendere delle decisioni che possano ledere il nostro popolo.

iRS – indipendentzia Repubrica de Sardigna

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