Sì alla Statutaria? Per poter riscrivere lo Statuto! Comunicato e trascrizione conferenza stampa

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09 ottobre 2007

Eleonora d’Arborea aggiornò la Carta de Logu dopo soli 16 anni.
La Nazione sarda ha urgente bisogno di riscrivere lo Statuto vecchio di 60 anni.
Se non passa la Statutaria passeranno anni prima della riscrittura dello Statuto.
1. La Sardegna è una Nazione.
2. La Lingua nazionale è il Sardo.
3. Diritto all’autodeterminazione.

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IL COMUNICATO
Al di là delle strumentalizzazioni politiche della destra e della sinistra italiane, iRS irrompe nella campagna referendaria con una posizione originale e totalmente indipendente dalle ragioni dei Comitati del Sì e del No. E fornisce un’alternativa prospettica e ragionata alle pur comprensibili ragioni astensioniste.

Associare il Sì di iRS a quello del Comitato del Sì sarebbe politicamente errato in quanto la nostra scelta scaturisce da un’istanza indipendentista. iRS va oltre il dibattito contingente, guarda più in avanti e, prescindendo dagli accapigliamenti strumentali, pone chiaramente al centro della discussione il tema dei temi: la riscrittura dello Statuto. Nell’ottica di una totale ridiscussione e di un sostanziale ridefinimento del rapporto strutturale tra Stato italiano e Nazione sarda.

In questa sede non ripercorreremo gli eventi e le fasi che hanno portato al fallimento della Costituente e della Consulta, e non entreremo nel merito della Statutaria: l’unica certezza che abbiamo è che se la Statutaria non verrà promulgata si allontanerà ulteriormente nel tempo la riscrittura dello Statuto.

La Nazione sarda non può più permettersi altre posticipazioni. La classe politica unionista è già riuscita per troppi anni a rimandare l’appuntamento cruciale con lo Statuto. E iRS ambisce a giocare un ruolo primario nella sua riscrittura.

Grazie alle competenze acquisite in anni di studio della questione ed attingendo dall’esperienza dei movimenti indipendentisti internazionali amici che governano Nazioni come la Catalogna e la Scozia, iRS fissa sin da ora tre dei punti cruciali che saranno in grado di traghettare lo Statuto da mera carta amministrativa a Carta Costituzionale della Nazione sarda: la Sardegna è una Nazione, la Lingua nazionale è il Sardo in un quadro plurilinguista, menzione dell’inalienabile diritto del popolo sardo all’autodeterminazione e a decidere liberamente il proprio futuro.

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Isgàrrica s’artìculu: 2007-10-09 – Sì alla Statutaria. Per poter riscrivere lo Statuto!

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Scarica il file: volantino sul referendum.pdf

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Segue la trascrizione della conferenza stampa.

GAVINO SALE: Noi vorremmo suscitare un dibattito su questo tema: l’autonomia è insufficiente, non solo per noi, lo notiamo anche in certi partiti politici che in campagna elettorale o anche in convegni o situazioni particolari parlano di popolo sardo, parlano di Nazione sarda.
Noi li aspettiamo al varco per verificare che quel che affermano in privata sede riescono poi a scriverlo in una forma pubblica o addirittura costituzionale durante la riscrittura dello Statuto. Quella è la prova del nove che noi gli stiamo preparando. Tutto questo deve accadere, ovviamente, all’indomani dell’approvazione della legge Statutaria. Viceversa cosa succederebbe?
La tendenza dei partiti politici in questa campagna referendaria è di non voleri riscrivere lo Statuto in quanto se non passa la Statutaria la loro proposta è di scriverne un’altra, riprendere le quindicimila firme, riformulare un nuovo referendum. Dopodiché non ci sarebbe il tempo tecnico per rifare lo Statuto. E non sappiamo se ci saranno le condizioni politiche nella prossima legislatura per riscrivere lo Statuto nella forma e nei contenuti che iRS propone.

Tutto questo rientra ovviamente all’interno di un disegno ben preciso che è durato tre anni. Tre anni fa è iniziata la campagna per la Costituente cioè per riscrivere la Carta costituzionale sarda. C’è stato un fermento molto vivace che ha attraversato tutti i ceti sociali della Sardegna e si è ottenuta una coscienza di questa esigenza. Ma sia il centrodestra che il centrosinistra hanno sabotato il processo per cui della Costituente non se n’è fatto più niente.

Hanno ripiegato sulla Consulta in cui iRS aveva diritto ad un posto per poter partecipare alla riscrittura dello Statuto. Ma nel momento in cui è stata presentata la bozza del progetto della Consulta vi ricorderete l’intervento della ministra italiana Lanzillotta che si è scandalizzata nel momento in cui ha letto le parole “più sovranità al popolo sardo”. Sono stati terrorizzati da questo fatto.
La Consulta è saltata e quindi hanno riscritto la Statutaria. L’ultima fase per uccidere questo processo in atto è far saltare la Statutaria e quindi far saltare l’appuntamento con la riscrittura dello Statuto che è vecchio di 60 anni.

Nel nostro documento ufficiale scriviamo “Eleonora d’Arborea aggiornò la Carta de Logu dopo soli 16 anni”. Cioè in quel tempo, in pieno Medioevo, 16 anni già erano troppi perché le condizioni sociali, politiche ed economiche dell’Isola erano talmente mutate che c’era necessità di riscrivere la Carta costituzionale.
In tempi moderni invece, dal 1948 in poi, non si è aggiunta una riga allo Statuto.

Una questione importante è che rispetto alle Nazioni senza stato come la Catalogna, la Scozia o i Paesi Baschi, la Sardegna come sempre è in fortissimo ritardo. Tutte quelle Nazioni hanno riscritto il loro Statuto, alcune hanno acquisito lo status di Nazione. Noi nel primo punto dello Statuto vogliamo superare il concetto di Regione Autonoma della Sardegna.
Se noi facciamo un confronto storico, culturale e linguistico rispetto alle altre Regioni d’Italia noi possiamo affermare, anche rifacendoci ai trattati internazionali e dell’ONU, di rientrare nei parametri che definiscono una nazione posti da organizzazioni internazionali. Per cui noi non saremo più una Regione Autonoma dell’Italia ma saremo una Nazione compiuta provvisoriamente inclusa nello Stato italiano. Ricordiamo che il Quebec ha ottenuto lo status di Nazione all’interno dello Stato canadese. È un processo di elevazione raggiungere lo status di Nazione.

Lanciamo un messaggio a tutte quelle categorie sociali che hanno partecipato alla costruzione della Costituente e la rilanciamo dopo la vittoria del Sì o dopo la vittoria dell’astensionismo.

GIORNALISTA: Sui contenuti della Legge Statutaria, come il rapporto tra Giunta e Consiglio, coloro che sono contrari denunciano il troppo accentramento di poteri nelle mani del Presidente della Regione, la questione del conflitto di interessi a voi interessa oppure la Statutaria rimane soltanto l’obiettivo per arrivare alla riscrittura dello Statuto?

SALE: Nell’emendamento che nel 2001 ha fatto lo Stato italiano modificando il Titolo V della Costituzione non c’è scritto che questa Statutaria sarà eterna, come nessuna Legge. Per cui di questa Statutaria tutte le parti che a noi non vanno bene le possiamo riscrivere riunendoci e discutendone con tranquillità. Ma senza questa Statutaria non si potrà andare a riscrivere lo Statuto.

È lì il gioco filosofico e politico. La grossa carenza sarda è che non si dibatte di politica, non si dibatte di filosofia su come affrontare il nuovo rapporto tra Nazione sarda e Stato italiano. Lì è la questione. Poi qualsiasi Legge è emendabile. Quando sono maturate le condizioni storiche per riscrivere il Titolo V della Costituzione italiana lo hanno modificato. Chiaro è che per la prima volta di questa Statutaria l’Italia non può bloccarne in nessun modo la riscrittura. Questa è la prima volta che succede.

Altra questione che noi riteniamo abbastanza interessante è che viene normato, a differenza del vecchio Statuto del 1948, il referendum. Per la prima volta noi abbiamo un referendum propositivo. Vi faccio un esempio, noi prendiamo quindicimila firme, dichiariamo che l’acqua in Sardegna dev’essere pubblica e non privata e, se il referendum popolare passa, diventa legge. E lo Stato italiano non può far nulla. Questa è una acquisizione di potere popolare orizzontale e abbastanza democratica.

Un’altra questione importante è l’Articolo 50 che dice che lo Stato italiano può far dimettere la Giunta regionale se compie atti che possano ledere l’interesse nazionale. Il che è una grossissima aberrazione. Se per ipotesi diventasse Presidente un indipendentista in teoria potrebbe essere rimosso perché minaccia l’integrità dello Stato.

Chiaro è che questa classe politica è priva di coraggio, se il Presidente Soru non gli piace potrebbero fare una mozione di sfiducia destra e sinistra e lo mandano a casa. E perché invece vogliono scaricare sul popolo questa cosa? Loro son pagati per fare questo, se hanno il coraggio lo facciano! Però sono una bella accozzaglia di conigli abbastanza vigliacchi: non possono responsabilizzare il popolo su decisioni che appartengono a loro. Non volete Soru? Mandatelo via. Non puoi aspettare che gli dia una botta Cabras e poi la seconda dalla Statutaria. Queste sono responsabilità del Consiglio, non del corpo elettorale.

La nostra proposta è questa, votare Sì per andare dritti dritti alla riscrittura dello Statuto.

Fondamentalmente in questo periodo c’è stata una devianza: spostare il ragionamento e il dibattito centrale e politico dal discorso sull’indipendenza e la sovranità. La maturazione dell’esigenza di riscrivere lo Statuto contiene quel tipo di ipotesi.
Che il Governo italiano accenda i radar su questo tipo di processo e di maturazione che abbiamo innescato, e lì ci prendiamo grosse responsabilità, la dice grossa. La deviazione di tema centrale inizia con il collasso della sinistra e la nascita del Partito Democratico. Noi sardi, da bravi servi, ci siamo prestati a questo teatrino e quindi il dibattito si è spostato dalla sovranità dell’Isola alle sorti della sinistra italiana.
Ma questo dibattito finirà il 15 ottobre, il dibattito sulla Statutaria finirà il 21 e poi arriverà la questione centrale che noi poniamo: riscrivere la Carta costituzionale della Nazione sarda.

iRS cerca di dare una traiettoria di senso a questa politica che ormai è centrifuga: tutti spezzoni che fanno i loro affari, la politica usata solo per giochi affaristici noi vogliamo riportare nell’alveo del ragionamento quello che per tre anni stava diventando il problema e la questione centrale in Sardegna anche grazie all’irruzione politica di iRS in quegli anni.

E’ chiaro che non è un gioco tra Sì e No, stiamo acchiappando il tema centrale, la riscrittura dello Statuto. Poi in quella sede si vedrà se il re è nudo, quali saranno i partiti che veramente hanno a cuore una maggiore acquisizione di sovranità e quali continueranno nel saccheggio della bellezza e della libertà di questa Terra.

Tutto l’apparato non vuole l’appuntamento con lo Statuto, noi miriamo a quello. Bisogna dare un segnale chiaro ai giovani che aspettano un passo in avanti verso la sovranità, un passo avanti rispetto alla politica ormai sorpassata che sta frenando lo slancio verso l’autodeterminazione e la presa di coscienza indipendentista. Vogliamo continuare a costruire la Nazione sarda che entrerà in Europa e nel mondo da Nazione libera. Invece c’è un venticello intrigante di restaurazione.

JUANNEDHU SEDDA: Vorrei aggiungere che il confronto che è andato a crearsi tra centrosinistra e centrodestra per il Sì e per il No sia o pro o contro Soru. Tanto che la critica del Comitato del No si concentra sul conflitto di interesse e sui poteri del Presidente. A noi questo problema non ci tocca. Non siamo né a favore né contro Soru che rimane un nostro avversario politico così come sono avversari politici quelli del centrodestra. La nostra proposta mira ad avere una possibilità in più per la Sardegna di poter continuare a camminare verso la riscrittura dello Statuto. Che non sarà lo Statuto autonomista privo di poteri e di capacità. Non solamente un futuro indipendentista come noi chiediamo ma un futuro di benessere economico e sociale. Il trucco utilizzato dalla classe politica unionista è stato il rispondere che lo Statuto non è stato ancora applicato del tutto. Noi rispondiamo che se non è stato ancora applicato è evidente che non aveva neppure quella capacità propulsiva per incidere sulla Nazione sarda. Allora è inutile sperare di applicare qualcosa che non ha valore o capacità ma è molto meglio mirare a riscriverne un altro che sappia raccogliere le istanze della Sardegna e della nuova presa di coscienza. Perché quando è nato il vecchio Statuto la coscienza indipendentista non c’era. Oggi fortunatamente questa coscienza non solo c’è ma sta crescendo di giorno in giorno.

GAVINO SALE: Abbiamo parlato di questa proposta con consiglieri politici anziani, con responsabili sia del Sì che del No, e tutti ammettono che vista da questa prospettiva la questione è molto interessante e una novità assoluta. Stiamo tentando di trascinare verso un nuovo senso una situazione che potrebbe portare allo stallo totale.

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