Cara mamma, non farlo…

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Nell’immagine di un nutrito gruppo di bambini, con indosso dei caschi blu, in visita alla centrale termoelettrica E-ON, c’è tanto di quell’epoca in cui all’ingresso della scuola gli alunni più piccoli ingurgitavano quel vomitevole cucchiaio di olio di fegato di merluzzo. Sono passati decenni, ma il modello educativo retrogrado e vagamente inquietante pare resistere ai progressi del tempo. Se perseverare è diabolico allora è certo che siamo i primi fra i diavoli.

Se un piccolo alunno sardo è costretto a sapere, con suo stupore e innocenza, che una centrale elettrica consuma al giorno una quantità di carbone tale da ricoprire un campo di calcio e ignorare contemporaneamente la dannosità del processo, allora stiamo sbagliando qualcosa. L’errore che stiamo commettendo è quello di diseducare i nostri bambini alla bellezza, mostrandogli ciò che politiche infruttuose hanno creato negli anni passati e che oggi ci ritroviamo a combattere.

Mi ricordo di una gita alle scuole elementari in una fattoria. La vista di un maestoso toro, l’ovile, un compagno che impaurito si ritrova nel recinto delle mucche, noi che ridiamo, l’odore sano della campagna, il formaggio, l’olio e una guida che ci spiegava l’iter della loro produzione aziendale.

Che ricordi avranno questi bambini? Odore di carbone, operai in tuta scura, pannelli di controllo, distese di pannelli fotovoltaici. Tutto ciò per comprendere che il lavoro per loro è l’industria, e che se vogliamo avere la corrente elettrica nelle nostre case quello è il processo inevitabile che dobbiamo attuare. Capiranno che il lavoro in Sardegna non si può inventare, che dobbiamo attendere un generoso investitore “di fuori”. Un giorno forse capiranno anche che cosa è l’inquinamento, ma sicuramente sapranno cosa sia la cassa-integrazione.

Perciò care mamme sarde, voi che oggi conoscete già quel mondo che i bambini appena comprendono, non mandateceli i vostri figli in questo tipo di “escursioni”, piuttosto andate a fare un giro in campagna e guardate le industrie con le loro scure nubi da lontano e dite loro che un giorno la Sardegna sarà diversa.

Alessandro Derrù – TzdA iRS Porto Torres

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