Nel 2010 l’ONU ha dichiarato il diritto all’acqua un diritto umano universale e fondamentale come un’estensione del diritto alla vita. La risoluzione sottolinea ripetutamente che l’acqua potabile e per uso igienico, oltre ad essere un diritto di ogni uomo, più degli altri diritti umani, concerne la dignità della persona, è essenziale al pieno godimento della vita, è fondamentale per tutti gli altri diritti umani.
In Sardegna questo argomento ci tocca in maniera particolare e non possiamo non aprire una riflessione collettiva.
Secondo gli ultimi dati ISTAT nell’isola oltre il 60% dei sardi non può utilizzare l’acqua del rubinetto in quanto imbevibile e non idonea per l’uso umano. A Sassari, nell’arco di un anno su 365 giorni per 226 l’acqua non è potabile ma allo stesso tempo viene venduta ai cittadini come se lo fosse. La scorsa settimana il Sindaco di Sassari ha emesso l’ennesima ordinanza dove vieta l’uso dell’acqua in quasi tutta la città e nell’agro perché non idonea per il consumo umano diretto.
Abbanoa in Sardegna sta violando un diritto umano fondamentale in quanto fornisce ai cittadini acqua non potabile ed interrompe l’erogazione a suo piacimento. Non si può fare a meno di richiamare la politica e il Presidente Pigliaru come suo massimo rappresentate alle proprie responsabilità, perché è chiaro a tutti che senza la connivenza politica questa situazione son sarebbe mai esistita e non sarebbe mai arrivata a questi livelli indecenti.
L’altra domanda che tutti ci poniamo e che si pone anche la magistratura è: dove sono finiti i soldi? Come ha fatto Abbanoa a bruciare quasi cento milioni di euro pubblici all’anno, fino a scivolare sull’orlo del fallimento, costringendo la Regione a una rapida capitalizzazione da 142 milioni?
Sono stati utilizzati per rifare le condotte idriche colabrodo? Sembrerebbe di no dato che stando ai dati ISTAT in Sardegna viene persa il 54,8% dell’acqua immessa nella rete classificando l’isola come la “Regione” più sprecona d’Italia.
Tutto questo senza considerare i danni che una situazione di questo tipo crea alle attività commerciali che lavorano nel campo della ristorazione, ai bar e a tutte le attività che operano a contatto col pubblico. Altro rischio da non sottovalutare è il rischio per la salute. Chi risarcirà tutte le persone che si sono ammalate e hanno riscontrato infezioni a causa dei valori alterati dell’acqua ma non riusciranno mai a dimostrarlo?
Serve una reazione forte e decisa, ovviamente nonviolenta, ma proporzionata all’entità del danno che ogni giorno subiamo da questa situazione che ci umilia profondamente nella nostra intimità di donne e uomini.
Non siamo più disponibili ad assistere inermi alla perdita della nostra dignità. Vogliamo che il diritto all’acqua potabile venga immediatamente ripristinato assieme alla legalità!
iRS – indipendentzia Repubrica de Sardigna