Mozione sul progetto pilota sull’uso, coltivazione e utilizzo della cannabis come risorsa economica in Sardegna

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CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XV LEGISLATURA

MOZIONE N.

Mozione Sale, Zedda P., Usula, Manca P., Deriu, Pizzuto, Agus, Cocco D., Lai, Piscedda, Moriconi, Azara, Unali, Arbau, Ledda, Perra, Carta, Solinas

Sull’opportunità di candidare la Sardegna quale Regione d’Italia capofila di un progetto sperimentale/pilota per la legalizzazione, la coltivazione e la regolamentazione del mercato della cannabis e dei suoi derivati a fini terapeutici e ludici, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 3 e 4 dell’art. 54 del Regolamento.

PREMESSO CHE

secondo il rapporto 2013 dell’Ufficio delle Nazione Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC), nei paesi dell’Unione Europea si registra una forte tendenza al consumo di cannabis e all’autoproduzione mediante coltivazone domestica;

nella relazione annuale 2014 svolta dal Dipartimento politiche antidroga si attesta che, tra le sostanze psicotrope utilizzate dalla popolazione italiana tra i 15 e i 64 anni che ha dichiarato di averne fatto uso negli ultimi 12 mesi, la cannabis risulta essere la più utilizzata con il 79,44%;

nell’ultima relazione della Direzione Nazionale Antimafia (DNA) presentata alla Camera dei Deputati, i dati relativi al periodo 2012–2013 riportano il sequestro di 63.132 kg di cannabis, sintomo di un mercato in crescita e di una auto-produzione alimentata anche da micro-piantagioni domestiche diffuse. Nel periodo luglio 2013 – giugno 2014, inoltre, la stessa DNA registra un significativo aumento dei sequestri di cannabis con un picco relativo altissimo, intorno al 120%, e valori assoluti pari a 147.132 kg;

il quantitativo complessivi di Cannabis effettivamente consumata, valutata a partire dai sequestri effettuati, corrisponde verosimilmente ad una immissione nel mercato di 10/20 volte superiore a quello sequestrato: in base alla proiezioni statistiche, quindi, si stima una massa circolante di cannabinoidi compresa fra 1,5 e 3 milioni di kg all’anno, all’interno di un mercato in continua espansione;

dall’analisi delle acque reflue, nel 2013 si osserva una massiccia presenza di cannabinoidi, mediamente corrispondente a circa 39,3 dosi giornaliere ogni 1000 abitanti, in sostanziale aumento rispetto al dato riscontrato nel 2012;

PREMESSO ALTRESì CHE

la legge 21 febbraio 2006 n. 49, che ha modificato il testo unico in materia di stupefacenti di cui al Decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, ha sostanzialmente aggravato le criticità che caratterizzavano le disposizioni vigenti, equiparando il trattamento sanzionatorio a prescindere dalla tipologia degli stupefacenti;

è possibile trarre un compiuto bilancio degli effetti della suddetta norma L. n 49/2006 che rilancia il principio quasi esclusivamente repressivo adottato dall’assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1998. Secondo i dati forniti dal Ministero degli interni per i servizi antidroga, infatti, si riscontrerebbe un incremento delle operazioni dal 2005 in poi di circa il 16%, con aumenti riportabili a carico dei cannabinoidi e risultati deludenti, dunque, in termini di deterrenza;

dalla relazione annuale per gli anni 2011 e 2012 sullo stato delle tossicodipendenze redatta dal Dipartimento politiche antidroga, si evince che i costi imputabili alle attività di contrasto alle sostanze psicotrope illegali sono ammontati a circa 2 miliardi di euro e che tutta questa mastodontica attività repressiva (nella quale una parte cospicua è rappresentata dalle azioni finalizzate a contrastare la diffusione della cannabis e dei suoi derivati) non ha portato significativi risultati sotto il profilo della riduzione dei consumi, né decrementi sostanziali nel flusso di denaro di cui si appropriano annualmente diversi sodalizi criminali, stimato complessivamente in circa 60 miliardi di euro;

anche in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale n. 32/2014, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale degli artt. 4-bis e 4-vicies ter, del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 272 convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 21 febbraio 2006, n. 49, che avevano previsto l’equiparazione tra droghe pesanti e droghe leggere, è stato approvata dal Parlamente la legge 20 maggio 2014, n. 79, la quale mantiene sostanzialmente l’indirizzo ideologicamente proibizionista, pur nella riproposizione della sola depenalizzazione del consumo personale di sostanze stupefacenti;

CONSIDERATO CHE è in atto la tendenza di molti paesi a dotarsi di strumenti legislativi che depenalizzano l’uso personale delle droghe leggere e/o la coltivazione prodromica all’uso personale, sino alla vendita da parte di esercenti autorizzati. Più nello specifico:

in California una Commissione dell’assemblea legislativa ha approvato una proposta di legge (AB 390/ 2010) per legalizzare il consumo, la vendita e la produzione di cannabis per i maggiorenni;

in Colorado, Washington DC, Washington State, Oregon, Alaska e Distict of Columbia si sono approvati con referendum degli emendamenti alla Costituzione che riguardano la marijuana, permettendone possesso, consumo, coltivazione e vendita al dettaglio;

dati del Colorado Department of Revenue affermano che, solo nel mese di marzo 2014, gli incassi hanno raggiunto 19 milioni di dollari, 5 milioni in più rispetto a febbraio, le autorità annunciano di aver incassato 2 milioni di dollari in tasse a gennaio che vanno ad aggiungersi al milione e mezzo di dollari ricavato dalla marijuana venduta a scopi terapeutici;

lo Stato del Colorado ha calcolato che la liberalizzazione del commercio della marijuana ha già creato complessivamente 10mila nuovi posti di lavoro (considerando anche l’indotto). Il governatore del Colorado Hickenlooper ha dichiarato che riutilizzerà le nuove entrate fiscali per scopi sociali e che i primi 40 milioni di dollari generati dalla tassazione sulla vendita della cannabis dovranno essere utilizzati per finanziare la costruzione di nuovi istituti scolastici;

negli stati USA succitati, ove il periodo di applicazione della legge ha consentito il monitoraggio per la valutazione dei primi effetti, si è avuto un riscontro positivo in termini di diminuzione del tasso di criminalità, riduzione dei sequestri di stupefacenti, del traffico illegale e dei conseguenti profitti per il mercato nero e, al contrario, un incremento significativo in termini di occupazione e entrate all’erario;

l’Ururguay ha approvato una legge sulla legalizzazione della marijuana anche a scopo ricreativo, sancendo un vero e prioprio diritto all’autocoltivazione in capo ad ogni individuo per un massimo quantitativo di 6 piante, a fini di consumo personale o condiviso. Tale legge prevede una serie di istituti fortemente innovativi, tra i quali:

la possibilità di fondare “cannabis social club”, autorizzati da apposito ente, formati da un minimo di 15 a un massimo di 45 membri, i quali possono coltivare fino a 99 piante, salvo il limite generale dei 480 grammi annui per ogni utente;

la facoltà di acquistare un massimo di 10 grammi a settimana presso il sistema delle farmacia autorizzate, ad un prezzo di meno di 70 centesimi al grammo, poco meno di 70 centesimi di euro;

la gestione della produzione della cannabis, interamente a carico dello stato, il quale ha già effettuato la stima di destinare 10 ettari di terreno alla coltivazione, prevedendo un raccolto di 20 tonnellate;

la possibilità della produzione anche per le società private, con il vincolo della vendita allo stato del raccolto;

un sistema di sanzioni e limitazioni all’uso che colpiscono duramente condotte relative alla spaccio, abuso di consumo in determinate condizioni, limitazione all’acquisto e il consumo ai soli residenti;

In molti paesi europei è in atto una profonda riflessione sul tema sulla scorta di esperienze come quella olandese e spagnola;

RILEVATO CHE nella sua ultima relazione, il Dipartimento Nazionale Antimafia giunge a delle conclusioni estremamente indicative per la la storia giuridica e culturale del paese in tema di droghe leggere arrivando a formulare, in particolare, le seguenti osservazioni:

per quanto riguarda il consumo di droghe leggere, “i dati statistici e quantitativi nudi e crudi, segnalano, in questo specifico ambito, l’affermarsi di un fenomeno oramai endemico, capillare e sviluppato ovunque, non dissimile, quanto a radicamento e diffusione sociale, a quello del consumo di sostanze lecite (ma, il cui abuso può del pari essere nocivo) quali tabacco ed alcool”;

per quanto riguarda l’assetto normativo, “senza alcun pregiudizio ideologico, proibizionista o antiproibizionista che sia, si ha il dovere di evidenziare che , oggettivamente, e nonostante il massimo sforzo profuso dal sistema nel contrasto alla diffusione dei cannabinoidi, si deve registrare il totale fallimento dell’azione repressiva. Il sistema repressivo e investigativo nazionale è nella impossibilità di aumentare gli sforzi per reprimere meglio e di più la diffusione dei cannabinoidi. Dunque davanti a questo quadro, che evidenzia l’oggettiva inadeguatezza di ogni sforzo repressivo, spetterà al legislatore valutare se, in un contesto di più ampio respiro (almeno europeo) sia opportuna una depenalizzazione della materia, tenendo conto del fatto che, nel bilanciamento di contrapposti interessi, si dovranno tenere presenti, da una parte le modalità e le misure più idonee a garantire il diritto alla salute dei cittadini e dall’altra, le ricadute che la depenalizzazione avrebbe in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione delle risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali e infine di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite.”

un intergruppo parlamentare, che raccoglie l’adesione di quasi 80 parlamentari di diversa estrazione politica, si riunisce questi giorni per affrontare il tema della legalizzazione dei derivati della cannabis con un approccio ispirato a una rigorosa analisi costi/benefici e con l’obbiettivo di elaborare una proposta di legge per la legalizzazione, sull’assunto strategico che occorre disciplinare, limitare e disincentivare l’uso delle droghe leggere sul modello di quanto già previsto per alcool e tabacco;

DATO ATTO CHE:

secondo le relazione annuale 2014 del Dipartimento Poliche antidroga emerge la massiccia presenza della cannabis nelle acque reflue tra i centri urbani sardi presi in considerazione (Cagliari e Nuoro) che lascerebbero ipotizzare un consumo superiore alla media nazionale;

secondo l’ultimo report della Direzione Nazionale Antimafia, la produzione di cannabis sarda supererebbe il quantitativo per l’autoconsumo e l’Isola sarebbe oramai un punto di snodo strategico per i traffici illegali nel Mediterraneo;

le notizie di cronaca degli ci consegnano uno scenario inedito, nel quale spicca la confisca negli ultimi 4 anni di circa 30.500 piante di cannabis, con alcuni casi di vere e proprie piantagioni presidiate da una organizzazione per il controllo del territorio di tipo militare;

Secondo l’ultimo report della Direzione Nazionale Antimafia, nella parte inerente la Sardegna, “Come emerge in diversi procedimenti, le piantagioni sequestrate negli ultimi anni dimostrano (avuto riguardo alle dimensioni, alla capacità produttiva, ai presidi messi in campo per garantirne la sicurezza) che l’attività si è trasformata in business e che, in assenza di un efficace controllo del territorio, l’intero ciclo (dalla produzione al commercio) è destinato a essere gestita dalla criminalità organizzata”;

DATO ATTO ALTRESì CHE:

per le sue caratteristiche morfologiche, ambientali e climatiche la Regione Sardegna si presta in modo ottimale alla coltivazione della cannabis e che la condizione insulare può efficaciemente rappresentare l’esigenza di circoscrivere l’ambito sperimentale di un eventuale progetto pilota;

la sperimentazione nel territorio della Sardegna potrebbe portare, alla luce dei dati suesposti, benefici in termini di diritto alla salute, concentrazione delle azioni repressive sulle condotte di maggiore pericolosità, riduzione del sovraffollamento carcerario, contrasto alla possibilità per le organizzazioni criminali di lucrare sul mercato delle droghe leggere, risparmio di risorse pubbliche, controllo del territorio, incremento delle entrate erariali con relativo aumento della spesa regionale programmabile e nuove possibilità di intervento in percorsi di prevenzione e investimenti sui temi sociali;

RITENUTO OPPORTUNO che la Regione Sardegna si ponga alla guida nell’ambito del contesto nazionale di siffatte tendenze;

IMPEGNA

Il Presidente e la Giunta a:

portare avanti, nelle opportune sedi istituzionali, ogni azione utile alla candidatura della Sardegna quale Regione d’Italia destinataria di un progetto sperimentale/pilota per la legalizzazione, la coltivazione e la regolamentazione del mercato della cannabis e dei suoi derivati a fini terapeutici e ludici;

valutare la possibilità e l’opportunità di istituire un’unità di progetto alla quale partecipino rappresentanti dei rami dell’amministrazione competenti nella materia (agricoltura, sanità, ambiente, bilancio e turismo) al fine di predisporre la candidatura di cui al punto 1.

Cagliari, 31/03/2015

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