Galsi: i rischi dell’ennesima servitù

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Il gasdotto Galsi, un’opera declassata dalla comunità europea e definita “non prioritaria” è invece considerata di primaria importanza per lo stato italiano e per la nutrita cordata d’investitori che in questi giorni si preparano per quello che potrebbe essere l’atto decisivo in vista della prossima realizzazione del progetto.  Il 14 dicembre prossimo si terrà a Roma la Conferenza di Servizi e in vista anche di questa scadenza già il 12 novembre scorso era stata accelerata la procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale (a firma degli ex ministri Prestigiacomo e Galan). Visti i tempi molto stretti (il progetto deve essere avviato entro il 2011) non sarà intrapreso il normale iter che in questi casi è adottato per la realizzazione d’infrastrutture di questa portata, in altre parole non sarà attuata la fase di consultazione e concertazione con le comunità locali con la conseguente acquisizione dei pareri e dei permessi.

Appare evidente che la Sardegna si trova di fronte all’ennesima servitù che lascerà, come altre volte in passato, una serie infinita di tracce indelebili sui territori che saranno attraversati dal gasdotto. A cominciare dalla presenza di una “fascia di rispetto” lungo tutto il percorso da Porto Botte fino a Olbia e che avrà un’estensione di 40 metri. Ancora non è chiaro quale sarà la destinazione di questa superficie territoriale (circa 1200 ettari) ma sembra plausibile che fin dal principio dei lavori di scavo per la posa dei tubi essa rappresenterà un’interruzione di tutti gli ecosistemi che vi sussistono, con un conseguente nuovo impoverimento della biodiversità.

Davanti ad un’opera talmente impattante per l’isola, ci s’interroga sugli effettivi benefici e ricadute che essa può generare per i sardi.

La questione è ancora più preoccupante se si pensa che allo stato attuale molte domande siano rimaste senza risposte: niente è stato fatto per il progetto delle diramazioni secondarie che dovrebbero portare il metano nelle case della Sardegna; non c’è nessuna garanzia riguardo alla durata della fornitura (non più di 30 anni); nessuna impresa sarda verrà impiegata nei lavori, affidati alla società Hera ( proprietaria del 10,4% delle azioni ); nessuna garanzia in caso di dismissione (chi si occuperà delle bonifiche e del ripristino ambientale?).

La disinformazione sull’argomento Galsi ha da un lato consentito agli speculatori di portare avanti il progetto ma dall’altro ha fatto emergere la protesta collettiva di tutti i cittadini che sentendosi ingannati ora si costituiscono in comitati e movimenti per rivendicare il diritto legittimo a essere interpellati.

Un’adeguata tutela dell’ambiente è indispensabile per il benessere umano e per il godimento dei diritti fondamentali, compreso il diritto alla vita e per affermare tale diritto i cittadini devono avere accesso alle informazioni, essere ammessi a partecipare ai processi decisionali che li riguardano.

iRS indipendèntzia Repùbrica de Sardigna, richiamando la Carta europea sull’ambiente e la salute, adottata l’8 dicembre 1989 a Francoforte in occasione della Prima conferenza europea sull’ambiente e la salute dell’Organizzazione mondiale della sanità, afferma la necessità di salvaguardare, tutelare e migliorare lo stato dell’ambiente e di assicurare uno sviluppo sostenibile e senza rischi perché ogni cittadino abbia il diritto di vivere in un territorio sano e non inquinato. La Sardegna non ha bisogno di un’altra inutile servitù, la Sardegna ha bisogno di un piano energetico che consenta un utilizzo sostenibile delle proprie fonti rinnovabili.

iRS – indipendèntzia Repùbrica de Sardigna

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