Vertenza Entrate: l’inadeguatezza delle mere prese di posizione

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16 novembre 2010

iRS – indipendèntzia Repùbrica de Sardigna riscontra con favore l’ammissione da parte della classe politica sarda dell’esistenza di un grave problema con lo stato italiano relativamente alla compartecipazione ai tributi erariali.

Mentre nei giorni scorsi il PD annunciava di aver scoperto la portata e la gravità della vertenza entrate, poco dopo anche il presidente della regione Cappellacci dichiarava di essere disposto a uno scontro istituzionale per far valere i diritti della Sardegna nei confronti dello Stato italiano.

Evidentemente, la presa di coscienza collettiva su questo tema che noi da anni sollecitiamo sta pian piano maturando.

Tuttavia, non possiamo dirci del tutto soddisfatti per delle prese di posizione, che, nell’imminenza della discussione sulla manovra finanziaria regionale, appaiono votate al velleitarismo e al rivendicazionismo meno efficaci, troppe volte sperimentati in passato. Perdere ancora tempo in attesa di risposte favorevoli da parte di un governo, che a sua volta è ben lungi dal volerle e poterle dare, sa più che altro di propaganda mediatica, finalizzata ad evitare la crescita esponenziale di uno scontento popolare già diffuso e generalizzato.

Le stesse risposte legislative date dalla giunta regionale e votate dalla maggioranza in materia di agricoltura sono del tutto insufficienti e inadeguate, prive di qualsiasi visione prospettica, ben lontane dal toccare i nodi strutturali che relegano un settore vitale al rango di malato terminale sottoposto ad accanimento terapeutico.

Questa inadeguatezza è la sorte che questa classe politica, con i suoi vincoli spesso inconfessabili, i suoi limiti culturali e politici, il suo sguardo miope, il suo disprezzo (a volte dichiarato) per i sardi, sta preparando per l’intera Sardegna.

iRS ripropone con forza l’esigenza di una soluzione decisa e definitiva alla questione delle entrate, con la trasformazione dell’ARASE in un ente di riscossione, oltre che di accertamento, e una pianificazione seria di investimenti nei settori strategici e nei beni collettivi: settore primario, istruzione e università, bonifiche e riconversioni delle aree industriali, sanità e servizi sociali, infrastrutture materiali e immateriali.

Questo deve essere lo scopo di una classe dirigente degna di questa qualifica. Ciò che oggi si sembra drammaticamente mancare nello scenario sardo. Ciò che noi intendiamo essere.

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