“Lavorare per morire? No, lavoriamo per risanare”

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Lunedì 18 ottobre sit-in del movimento iRS davanti al Tribunale di Sassari.  iRS Sassari comunica che lunedì 18 ottobre alle ore 10, le attiviste e gli attivisti del movimento saranno davanti al Tribunale di Sassari in via Roma per un sit-in in occasione dell’udienza del processo ai vertici locali di Eni, Syndial, Sasol e Vinyls Italia, società accusate di aver riversato per anni sostanze tossiche nelle acque del golfo dell’Asinara e che proseguono tutt’oggi a scaricare fenolo, nonostante i provvedimenti del Tribunale, facendo rilevare tassi di presenza del suddetto elemento superiori a quelli consentiti per legge costringendo le autorità a “sfrattare” diverse aziende che operano nella zona.

Dopo cinque anni di indagini, la Procura della Repubblica di Sassari nel 2009 aveva chiesto il rinvio a giudizio per quattro persone, i rappresentanti legali, un manager e il direttore dello stabilimento della Ineos. Secondo il pubblico ministero Michele Incani un pericoloso fiume di composti chimici e metalli pericolosi quali cadmio, mercurio, cromo, cianuri, benzene, oltre ad una lunga serie di altre sostanze cancerogene, è stato riversato nel lungo periodo nelle acque del golfo. Nell’atto conclusivo dell’ inchiesta, il piemme aveva ascritto agli allora indagati, ma a titolo di colpa, il disastro ambientale e l’avvelenamento di acque e sostanze alimentari. Colpa che sarebbe invece diventata dolo, quindi scelta consapevole, nella formulazione finale delle imputazioni. Da qui la contestazione del reato di avvelenamento di sostanze alimentari, di competenza della Corte d’Assise.

L’inchiesta della Procura era partita in seguito al blitz compiuto dagli attivisti di iRS guidati da Gavino Sale. L’“incursione” aveva sottoposto agli occhi dell’opinione pubblica una situazione di grave degrado ambientale riscontrata sulla collina di Minciaredda (da allora ridefinita “la collina dei veleni”), vicino Porto Torres. All’ultima udienza del 20 settembre 2010, il Giudice dell’udienza preliminare, Gianni Delogu, nell’ambito dell’inchiesta sui veleni del Petrolchimico presenti nel mare del porto industriale di Porto Torres, ha disposto il rinvio al 18 ottobre, causa di alcune irregolarità nelle citazioni dei responsabili civili.

Le attiviste e gli attivisti di iRS continuano nell’impegno a favore di una rapida e definitiva soluzione dei gravi problemi politici, sociali e ambientali riguardanti l’area industriale di Porto Torres. Continua quindi l’opera di sensibilizzazione dei cittadini e continua la battaglia non-violenta iniziata nel 2003.

«È giunto il momento di ribadire con chiarezza la nostra totale indisponibilità a continuare a lavorare e vivere su montagne di rifiuti, all’interno di industrie insicure: mostri che pesano sul territorio con tutto il loro carico ambientale, sanitario e sociale. La situazione è chiara – spiegano i rappresentanti del movimento – o si risanano l’ambiente e i luoghi di lavoro creando le condizioni per vivere in modo sano e sicuro all’interno dell’industria, oppure si debbono trovare soluzioni per riconvertire globalmente le attività fornendo ai lavoratori la possibilità di un nuovo impiego pulito, dignitoso e produttivo per il benessere di tutta la comunità – afferma iRS -. Non è più tempo di risparmiare sulle manutenzioni, sulle bonifiche o sulla sicurezza sul lavoro. Non possiamo più permettere che le logiche di saccheggio e sfruttamento attuate dall’industria chimica statale italiana continuino a pesare sui sardi a discapito di diritti fondamentali quali quello alla salute e ad un lavoro sicuro e dignitoso».

Ad un quadro generale che si presenta particolarmente complesso, vanno poi aggiunte le contingenze derivate dalla congenita e cronica crisi di un’industria desueta e fuori mercato. Una crisi che si protrae da anni ed a cui la politica autonomista ha dimostrato di non poter mettere fine. «Questa situazione, ed è questa la cosa che ci preme di più sottolineare, si è tradotta nell’occupazione precaria che tiene per la gola le famiglie, costantemente in emergenza e senza alcuna sicurezza per il proprio futuro – ribadisco nono con forza da iRS -. La chimica statale italiana sta depredando il nostro territorio nazionale, minaccia e distrugge la nostra salute, nega la dignità individuale e collettiva delle donne e degli uomini di Sardegna. Il sito industriale di Porto Torres deve essere risanato come è avvenuto a Bagnoli o messo in sicurezza come è avvenuto a Marghera. Servono opere strutturali che vanno a carico delle società inquinanti, e che possono cominciare solo in presenza di una volontà determinata da parte delle popolazioni, delle istituzioni locali, dei sindacati e delle associazioni di categoria».

Per la messa in sicurezza di Marghera è stata investita una somma pari a 1.880 milioni di euro, soldi sufficienti a coprire l’intero monte stipendi di Porto Torres per quaranta anni, oltre che necessari per rilanciare l’economia del territorio. «Questo rilancio può passare solamente dalla bonifica di tutta l’area e attraverso una pianificazione che tenga in considerazione la situazioni legata ai posti di lavoro attualmente in bilico, ma che possa anche dare a nuove imprese la possibilità di nascere sfruttando ad esempio le risorse del turismo, dell’agricoltura e delle energie rinnovabili. Fermiamo questo scempio, troviamo soluzioni, impegniamoci per emancipare la nazione sarda da politiche assistenziali e senza futuro, impegniamoci per la creazione della nostra Repubblica indipendente di Sardegna».

TzdA iRS Tàtari –

 

www.irsonline.net

Scarica il pdf 44 17.10.10 Lavorare per morire

Rassegna stampa

La Nuova Sardegna

Pagina 15 – Sassari  
 
Veleni industriali, sit in dell’Irs
Oggi in tribunale dove riprende il processo ai vertici della chimica

SASSARI. Ci sarà un sit in degli indipendentisti dell’Irs questa mattina davanti al tribunale dove riprende l’udienza preliminare per il veleni scaricati nelle acque del Golfo dell’Asinara dall’insediamento industriale del Petrolchimico. Una presenza, quella degli attivisti Irs che presidieranno il palazzo di giustizia a partire dalle 10, per ribadire l’impegno del movimento guidato da Gavino Sale sul fronte dell’inquinamento ambientale e la primogenitura sulla nascita dell’inchiesta giudiziaria. Fu infatti in seguito al blitz compiuto da Indipendentzia Repubrica de Sardigna nella «collina dei veleni» a Minciaredda, vicino a Porto Torres, che fu tolto il coperchio sul degrado provocato da anni di scarichi industriali e furono aperte le indagini dalla magistratura.
Imputati di disastro ambientale e concorso in avvelenamento di sostanze destinate all’alimentazione sono i vertici di Eni, Sasol, Syndial e Vinyls Italia: Gianfranco Righi, 61 anni, legale rappresentante della Syndial; Guido Safran, 64 anni, manager della Sasol Italia; e Diego Carmello e Francesco Maria Apeddu, di 61 e 62 anni, rispettivamente legale rappresentante e direttore di stabilimento della Ineos Vinyls Italia. Secondo il pubblico ministero Michele Incani, che ne ha chiesto il rinvio a giudizio, i quattro dirigenti sarebbero consapevolmente i responsabili dello sversamento in mare di composti chimici e metalli pericolosi come cadmio, mercurio, cromo, cianuri, benzene e di altre sostanze cancerogene. Accuse riferite ad un arco di tempo che parte dal 2005 anche se l’inquinamento delle acque antistanti Porto Torres è cominciato molto prima. Per il pm Incani gli imputati non avrebbero inoltre osservato le prescrizioni dei decreti 152/1999 e 152/2006 che dettano le norme contro l’inquinamento delle acque. Violazioni gravissime per le quali sono previste condanne fino a 15 anni di carcere, con un reato contestato, quello di avvelenamento di sostanze alimentari, di competenza della corte d’assise.
I consulenti del pubblico ministero (esperti della magistratura delle Acque di Venezia e dell’Icram) nelle loro relazioni avevano aperto un tragico squarcio sull’avvelenamento progressivo che questo mare di scarichi inquinanti ha creato. Metalli pericolosi e solventi, diossine e pesticidi clorulati entrati nella catena alimentare. Tracce sono state infatti ritrovate nella flora e nelle parti molli dei pesci pescati nelle acque del porto industriale. Creando un pericolo concreto, secondo quanto sostiene nel suo atto d’accusa la Procura, per la salute pubblica. Oggi il gup Gianni Delogu dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio, decisione slittata nelle precedenti udienze per questioni procedurali. L’ultima, che si è tenuta il 20 settembre, è stata rinviata appunto a oggi per regolarizzare le citazioni dei responsabili civili.
Nel frattempo l’Irs chiede che «il sito industriale di Porto Torres sia risanato come è avvenuto a Bagnoli o messo in sicurezza come a Marghera e con opere strutturali che vadano a carico delle società inquinanti». Irs ricorda che «per la messa in sicurezza di Marghera è stata investita una somma pari a 1.880 milioni di euro, sufficienti a coprire l’intero monte stipendi di Porto Torres per quaranta anni, oltre che necessari per rilanciare l’economia del territorio».

 

http://www.ventirighe.it/index.php?opti … ink&id=287

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