Chi ha detto che il porto di Oristano non funziona?

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04 febbraio 2010

Chi ha detto che il porto di Oristano non funziona? Di certo, considerato lo stato dei comparti produttivi locali, non sarà di grande utilità per esportare le raffinatezze degli artigiani o le prelibatezze agroalimentari sarde.
A quanto pare, lo scalo funziona eccome, chiedetelo agli speculatori del vento se funziona!
Basta fare un giro in questi giorni per vedere oltre i cancelli invalicabili del porto di Oristano un continuo e inconsueto movimento volto a scaricare enormi pezzi di pale eoliche, alte in media 70 m., che andranno a costituire l’ennesimo parco eolico, terrestre o marino che sia, inutile al miglioramento delle condizioni di vita delle nostre comunità.

È triste e avvilente constatare che il porto di Oristano, escluso dalle Autostrade del Mare per mano del Governo Italiano, sia utilizzato quasi esclusivamente come approdo per operazioni dannose per la nostra terra, operazioni che, spesso, vedono l’impiego di capitali di dubbia provenienza.

Oltre alla beffa relativa alla stipula di contratti che garantiscono ai comuni ospitanti introiti che oscillano tra l’uno e il due per cento del complessivo, guadagno ottenuto dalle società titolari della concessione, rimane ancor di più l’amaro in bocca se si pensa ai parchi eolici installati nel nostro territorio e mai entrati in funzione. Si potrebbe parlare, senza paura di essere smentiti, di cattedrali nel deserto di nuova generazione.

Dopo il fallimentare parco eolico sul Monte Arci, mai entrato in funzione, è in atto una vera corsa al vento che fa sorgere questi enormi mulini al ritmo di uno ogni 15 giorni (in media il tempo necessario per la messa in opera di una pala eolica), il parco del Grighine va a sommarsi al parco eolico del guspinese già esistente e a quelli di prossima realizzazione del terralbese e quello di S. Gavino-Villacidro.

È evidente che le infrastrutture del nostro territorio già carenti e perennemente incompiute rappresentino inequivocabilmente una metafora dell’incapacità della classe politica autonomista di governare i processi di trasformazione del nostro territorio.

Nei primi decenni dell’800 a Santa Caterina di Pittinurri veniva in tutta fretta allestito un porto capace di consentire alle imbarcazioni Francesi, senza troppa fatica, di caricare imponenti querce frutto del disboscamento del Montiferru voluto dai Savoia per rimpinguare le instabili casse della monarchia sabauda.

A distanza di 200 anni nulla è cambiato: allora si decideva di svendere il nostro patrimonio ambientale, oggi si decide di svendere il vento.
Le infrastrutture, invece di rappresentare la volontà di cambiamento, rappresentano, ancora una volta, uno strumento per rendere evidenti ataviche incapacità di governo.

Il Centro di Attività iRS Aristanis lavora per sensibilizzare la popolazione sul fatto che nessun cambiamento di giunta provinciale o comunale porterà delle svolte positive finché non ci sarà una presa di coscienza sulla natura profonda dei problemi del nostro territorio e di conseguenza un approccio, radicalmente diverso, teso a creare una crescita economica basata sull’offerta delle nostre peculiarità storico culturali, sull’energia rinnovabile gestita in modo diretto, sul turismo di qualità, sulla riconversione industriale e sulla cooperazione per un futuro migliore in una Sardegna libera e sovrana.

Mariano Serra e Marco Cardias
iRS, TzdA-Aristanis

 

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