iRS alle Ghjurnate internaziunale di Corti: Serve un nuovo progetto politico aggregante

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Anche quest’anno iRS ha parteciparto alle Ghjurnate internaziunale di Corti, l’appuntamento ormai storico organizzato da Corsica Libera. Le Ghjurnate sono ormai da trentacinque anni un punto di incontro, di confronto e di scambio per le Nazioni senza stato d’Europa e del mondo. La delegazione di iRS composta da Simone Maulu, Bettina Pitzurra, Giampiero Deidda e Tore Ventroni nel corso dei tre giorni ha tenuto diversi incontri e riunioni con rappresentanti di diverse organizzazioni politiche.

Un confronto molto interessante quello con Orkan Yilmaz membro del Congresso Nazionale Kurdo e Mehmet Yuksel rappresentante dell’HDP e delegato negli USA. L’HDP (Partito Democratico dei Popoli) è diventato la prima forza politica in Kurdistan sconfiggendo l’AKP (partito conservatore), che rimane la prima forza politica al parlamento turco ma per la prima volta non governerà da solo e dovrà fare i conti con l’HDP.

Durante la campagna elettorale i conservatori hanno sostenuto con forza il motto “Un’unica bandiera, una terra, una nazione, uno stato” ma non hanno compiuto nessun atto concreto per risolvere la questione Kurda ed è proprio su questo che hanno fatto leva gli indipendentisti, tant’è vero che, come ha spiegato Mehmet Yuksel, l’HDP è un progetto politico di sinistra e indipendentista scaturito da un percorso democratico, aggregante e inclusivo basato sul confronto e sul rispetto reciproco. E’ un cambio culturale, che riunisce 22 organizzazioni e che alle ultime elezioni ha superato il 13% con 6 milioni e 52mila voti, arrivando ad eleggere 80 deputati al parlamento turco, di cui 31 donne, sconfiggendo i conservatori che in Kurdistan hanno conquistato 1 solo seggio.

Per la Catalunya erano presenti il diplomatico Jordi Mirò presidente di Estat Català, Conxita Bosch per Solidaritat Català per la independencia e Jaume Marfany ex-Vice Président de l’Assemblée Nationale Catalane. La Catalunya il 27 settembre segnerà pesantemente un pezzo di storia dell’Europa in quanto si svolgeranno le elezioni catalane e i cittadini voteranno per l’indipendenza. Se il risultato sarà positivo per l’Europa sarà un problema reale di democrazia chiesta dai cittadini attraverso un voto politico preciso e deciso.

Dalla Sardegna per iRS è intervenuto Simone Maulu che nella sua relazione ha toccato diversi aspetti politici. “Per anni ci hanno raccontato che il neoliberismo e il capitalismo sfrenato erano le filosofie dominanti e che non c’erano altre possibilità di vita. La Grecia oggi è l’esempio di ciò che queste filosofie brutali hanno prodotto, ovvero una nazione che è indipendente ma non è sovrana poichè il potere decisionale è annullato, a vantaggio di altri poteri concentrati nelle politiche degli stati come la Germania, che tolgono autonomia ai territori e accentrano il potere su se stessi, imponendo politiche decise in pochi e studiate per accontentare una minoranza di ricchi.

Se da anni gli indipendentisti si riuniscono a Corti è segno che in Europa c’è un problema di democrazia e oltre alla Corsica, alla Sardegna, alla Catalogna e ai Paesi Baschi c’è una grossa fetta della popolazione europea che non si riconosce in questa Europa che non rispetta le esigenze delle popolazioni che la compongono, che non è un’Europa dei popoli ma sempre più un’Europa delle banche in balia delle multinazionali e del fondo monetario internazionale, che dettano i ritmi della nostra vita. In molte parti del mondo questa filosofia mortale e soporifera si sta ribaltando e l’America Latina è l’esempio di un laboratorio a cielo aperto di teoria e pratica di possibilità di vita differenti.  La filosofia che i movimenti ed i governi latino americani hanno prodotto non ha come principi fondanti l’arricchimento personale, la produzione sfrenata di ricchezza per pochi privati a discapito delle popolazioni e l’annientamento dei popoli, al contrario hanno come principi fondanti il rispetto delle diversità, la giustizia sociale, la distribuzione equa della ricchezza, la riconquista della dignità per le persone e per i popoli. Le Ghjiurnate Internaziunale di Corti sono divenute, negli anni, una sorta di Onu delle nazioni senza stato, ed è in questo filone di pensiero che vogliamo collocarci, ribadendo che il nostro indipendentismo si colloca lontano dal pensiero e dalle azioni dei movimenti fascisti, razzisti e omofobi che seminano odio e ignoranza.

iRS è il primo movimento indipendentista che riesce ad eleggere un deputato al parlamento sardo. E’ fondamentale considerare l’evento non come una vittoria di iRS ma di tutto l’indipendentismo, per tutti i comitati che hanno lottato per tutelare la terra, per combattere le speculazioni e per difendere la Nazione Sarda.

iRS ha denunciato ancora una volta e a livello internazionale il problema delle servitù militari: oggi lo Stato italiano occupa 35mila ettari di territorio sardo con poligoni militari che l’Italia affitta agli stati esteri e alle multinazionali di armi per effettuare esercitazioni, sperimentazioni belliche e guerra simulata e armi all’uranio impoverito. In questi anni iRS e altri comitati e movimenti hanno fatto tantissime battaglie per la smilitarizzazione della Nazione Sarda, creato un consenso popolare che è maturato nella società, oggi molto più sensibile rispetto a questo tema, ma politicamente non è mai cambiato praticamente niente. Oggi per la prima volta il Consiglio Regionale, con un documento firmato all’unanimità va a trattare con Roma la dismissione graduale di tutte le servitù militari. Quindi ora iRS ed i comitati non sono più soli. Oggi anche la massima assemblea della Sardegna, che rappresenta tutti i sardi, ha fatto un enorme passo avanti per proclamare un diritto fondamentale, proclamato dagli indipendentisti e fatto proprio da altri soggetti politici in maniera trasversale.

In questo percorso oggi la sinistra in Sardegna sta cadendo in un’enorme contraddizione, un nodo determinante sia per il futuro della Nazione Sarda che per quello della sinistra stessa, la quale deve infatti chiarire se è sinistra di liberazione o di oppressione, una sinistra che vuole tutelare la terra o che la vuole violentare con inceneritori e chimica pesante, se pensa che le risorse collettive quali il sole, il vento e l’acqua e le ricchezze che ne derivano debbano andare ai privati o alla collettività. Se è una sinistra che riconosce l’esistenza del popolo sardo e della nazione sarda o se invece la nega in assoluto. E’ all’interno di queste contraddizioni che si gioca la nuova partita, la sconfitta dei Laburisti in Scozia ne è un esempio chiarissimo. La sinistra conservatrice e liberista che di sinistra non ha più niente è morta, perché ha vinto un’altra sinistra che è la sinistra indipendentista, sovranista, che considera la terra un bene collettivo e non una merce da mettere sul mercato, che nasce dal territorio e non dai vertici di partito.

La fase è molto delicata e stiamo arrivando ad un bivio, uno di quelli di cui ci parlava Antonio Gramsci, secondo il quale una vera crisi storica si ha quando il vecchio non vuole smettere di morire e il nuovo non vuole smettere di nascere. E si scontrano. Oggi noi siamo obbligati a partorire un progetto politico più ampio che raccolga non le sigle ma le diverse sensibilità che si uniscono e riescono a collaborare non tanto su forme ideologiche, difficili da conciliare come i fatti hanno confermato più volte, ma su battaglie pratiche, attuali e determinanti per il futuro del Popolo Sardo e della Nazione Sarda. Un progetto politico che guardi con attenzione le esperienze dello Scottish National Party e Esquerra Repubblicana de Catalunya, movimenti indipendentisti e di sinistra, l’HDP in Kurdistan, SORTU nei paesi Baschi e il Fruente Amplio in Uruguay”.

iRS – indipendentzia Repubrica de Sardigna

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