iRS e i movimenti, un documento unitario al Comune di Sassari: Bonifiche Subito

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comm 1Si è svolta questa mattina (Mercoledì 5 Giugno 2013) la commissione ambiente del comune di Sassari dove iRS, WWF – Sassari, Gruppo 5 Stelle Sassari, CSOA Pangea – Porto Torres, Kuiles – Comitato Pastori Sardi hanno presentato un documento unitario per quanto riguarda l’aspetto delle bonifiche nella zona industriale di Porto Torres.

“Le bonifiche dell’area industriale sono attualmente lontane dallo stadio di progettazione e tanto meno di realizzazione pur esistendo protocolli e convenzioni attive tra le parti.  Nel territorio si assiste ad un peggioramento delle condizioni ambientali anche in questo momento in cui le attività industriali sono quasi nulle.

Il registro tumori provinciale di Sassari nell’esaminare l’incidenza dei decessi per tumore nell’area di Porto Torres nel periodo 1992-2001 non può non evidenziare gli eccessi rispetto alla media provinciale.
Se si includono i soli Comuni di Porto Torres, Stintino, Castelsardo, Sennori e Sorso si rileva un evidente incremento di sarcomi dei tessuti molli (+ 77% per gli uomini e + 89% per le donne) dove per tessuti molli si intendono tessuti extrascheletrici quali tessuto fibroso, adiposo, vascolare, nervoso, sinoviale e muscolare. Questo dato, per le implicazioni che comporta (sono per lo più tumori legati ad esposizione a sostanze organo-clorurate quali diossine, furani e diossino-simili), meriterebbe un’analisi approfondita.

Secondo lo studio Sentieri dell’Istituto Superiore di Sanità nov. 2011 Supp. Epidemiologia e Prevenzione;

Nel SIN Porto Torres (SS)  costituito da due comuni (Sassari e Porto Torres) con una popolazione complessiva di 141,793 abitanti al Censimento 2001 esaminando, il rapporto standardizzato di mortalità corretto per deprivazione in entrambi i sessi per tutte le cause correlabili alle condizioni ambientali (tutti i tumori; malattie del sistema circolatorio, malattie dell’apparato respiratorio, malattie dell’apparato digerente, malattie dell’apparato genito urinario) si rileva un valore di 109 e 115 rispettivamente nel sesso maschile e femminile. Ciò corrisponde (nel periodo 1995- 2002) per il sesso maschile a 4708 casi osservati rispetto a 4319 attesi con 389 morti in più per tutte le cause di morte (tra cui 86 per tumori), quindi 48 in più per tutte le cause/anno e 11 tumori/anno; per sesso femminile si riscontrano 4357 casi osservati rispetto a 3788 attesi con 568 per tutte le cause (127 tumori), quindi 71 morti in più tutte le cause/anno e 16 tumori/anno. I dati che interessano il sesso femminile destano particolare preoccupazione; le condizioni di inquinamento non riguardano solo le condizione riscontrabili nel perimetro della fabbrica e quindi fattori di esposizione alle criticità del ciclo produttivo che interesserebbe il sesso maschile.

Dalle 518 pagine della perizia del Tribunale dei cinque esperti nominati nell’inchiesta penale per disastro ambientale a carico di Syndial e Polimeri (oggi Versalis), appare chiaro che attorno all’impianto riconducibile al gruppo Eni, compresa l’acqua che scorre nel sottosuolo, è intaccata da concentrazioni di benzene che arriva ad essere in 139 mila volte superiore alla norma nelle acque di falda (Syndial, agosto 2010 e conferenza dei servizi 2011). Sulla base di questa analisi, è evidente che «le acque sotterranee provenienti da monte idraulico e quelle meteoriche, filtrando nei terreni inquinati, continuano a svolgere indisturbate la loro opera di estrazione, trasportando a mare la parte di inquinanti progressivamente lisciviata», cioè rimasta nel suolo. Fenomeno, in riferimento ai terreni sul mare, che «prosegue tutt’ora». E non potrebbe essere diversamente, perché la fonte dell’inquinamento è lì, immutata, visto che nessuno ha bonificato il suolo che è come una spugna: ha incamerato agenti inquinanti negli anni e pian piano li rilascia al mare, attraverso le falde. Gli stessi funzionari ministeriali nelle varie conferenze di servizio  e ora i periti del tribunale riportano che la “messa in sicurezza di emergenza”, annunciata dal gestore nel 1998, divenuta operativa solo nel 2003 con la barriera, «non essendo finalizzata alla bonifica dei suoli inquinanti, non è riuscita nello scopo. Le acque nel tempo hanno continuato e continuano a trasportare gli inquinanti a mare. L’inefficacia e l’inefficienza delle misure adottate è ancora più eclatante considerando il tempo trascorso dalla loro realizzazione come messa in sicurezza di emergenza, che proprio per la loro natura sarebbero dovute risultare – al contrario – efficaci ed efficienti, e a breve termine».

«L’unico dato certo – sintetizzano i periti – è l’assenza di azioni che abbiano nel concreto impedito la prosecuzione della contaminazione». «È ancor più grave – scrivono i periti – se si pensa che gli interventi di messa in sicurezza per rimuovere fonti di contaminazione» secondo la legge, sono tali proprio perché devono essere attuati tempestivamente. Nulla invece, è stato fatto per il suolo. «Non risulta posta in essere alcuna misura».

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L’inquinamento ambientale, unitamente a fattori genetici predisponenti, svolge un ruolo importante nel determinare effetti avversi sulla salute umana, sia a breve sia a lungo termine. È stato ampiamente dimostrato che diversi composti chimici oltre che come cancerogeni possono agire come gli interferenti endocrini in grado di modificare le caratteristiche epigenetiche  di un individuo; l’epigenoma che determina cambiamenti nell’espressione genica è suscettibile all’azione di diversi fattori, in particolare le aberrazioni dei normali processi epigenetici possono essere indotte da fattori ambientali, tra i quali l’inquinamento da benzene , diossine- furani, metalli pesanti etc.

Le bonifiche sono una priorità improcrastinabile che deve avere un corso urgente e svincolato dalle dinamiche relative alla chimica verde. Urge riqualificare gli operai in cassa integrazione per dargli competenze adatte alle bonifiche. L’Eni deve mettere in campo le già previste risorse per l’avvio a partire dai corsi di formazione e deve dare avvio immediato ripristino dei territori inquinati.

Ed è proprio sulle bonifiche che si restituisce al territorio il vero impatto sull’occupazione con la creazione di competenze che saranno utilizzabili in tutta l’isola. Con il ripristino di territori che saranno nuovamente sfruttabili anche economicamente.

È giunto il momento di ribadire con chiarezza la nostra totale indisponibilità a continuare a lavorare e vivere su montagne di rifiuti. La situazione è chiara o si risanano l’ambiente e i luoghi di lavoro creando le condizioni per vivere in modo sano e sicuro riconvertendo globalmente le attività fornendo ai lavoratori la possibilità di un nuovo impiego pulito, dignitoso e produttivo per il benessere di tutti.

Non possiamo più permettere che le logiche di saccheggio e sfruttamento attuate dall’industria chimica statale italiana continuino a pesare sui sardi a discapito di diritti fondamentali quali quello alla salute e ad un lavoro sicuro e dignitoso.

Il sito industriale di Porto Torres deve essere risanato come è avvenuto a Bagnoli. Servono opere strutturali che vanno a carico delle società inquinanti, e che possono cominciare solo in presenza di una volontà determinata da parte delle popolazioni, delle istituzioni locali, dei sindacati e delle associazioni di categoria.

Per la messa in sicurezza di Marghera è stata investita una somma pari a 1.880 milioni di euro, soldi sufficienti a coprire l’intero monte stipendi di Porto Torres per quaranta anni, oltre che necessari per rilanciare l’economia del territorio. Questo rilancio può passare solamente dalla bonifica di tutta l’area e attraverso una pianificazione che tenga in considerazione la situazioni legata ai posti di lavoro attualmente in bilico, ma che possa anche dare a nuove imprese la possibilità di nascere sfruttando ad esempio le risorse del turismo, dell’agricoltura e delle energie rinnovabili.

Si chiede a questa Amministrazione per ciò che è nella sua facoltà:

  • Perché non siano stati adottati nuovi sistemi di controllo sulle emissioni di inquinanti con centraline e punti di prelievo fissi a mare e in terra e con raccolte dati almeno settimanali di tutti gli inquinanti di cui si ha certezza dell’emissione;
  • Se sia in grado di assicurare l’adeguatezza dei sistemi di controllo degli inquinanti e della sicurezza negli  ambienti di lavoro nei siti industriali in premessa, ovvero quali misure intenda intraprendere per migliorarne l’efficacia e garantire l’opportuna e tempestiva informazione alle popolazioni;
  • Perché gli organi preposti  alla raccolta e alla diffusione delle informazioni sulla qualità ambientale del S.I.N. Porto Torres/Sassari non abbiano presentato studi e diffuso tanto costantemente quanto adeguatamente i dati raccolti, in modo organico e leggibile dalle popolazioni;
  • Perché non sono resi pubblici periodicamente i dati del Registro dei tumori e perché non si avviino  Registri di altre patologie correlabili a fattori ambientali (malattie degenerative, dismetaboliche, cardiovascolari etc, particolarmente quelle che interessano la fascia pediatrica);
  • Perché ad oggi non siano stati fatti studi organici sulla popolazione di Porto Torres e Sassari circa il livello di bio-accumulazione nei tessuti degli inquinanti, quali clorurati, metalli pesanti, fenili, etc., e studi sulle variazioni epigenetiche indotte dagli stessi inquinanti;
  • Perché non vi sia un monitoraggio pubblico dello stato di avanzamento delle bonifiche con indicazione precisa del cronoprogramma degli interventi previsti e una chiara indicazione delle competenze dei soggetti che partecipano alle gare per l’esecuzione dei lavori di bonifica

Si chiede a questa Amministrazione, per quanto le compete:

di attivarsi perché possa essere costituito un organismo (osservatorio, Comitato Civico di Garanti) che segua e controlli attentamente tutta la fase delle opere di bonifica, e che al suo interno abbia una reale rappresentanza dei cittadini e attui una completa trasparenza, al fine di evitare che il controllore sia il controllato.

Di invitare la R.A.S. a investire i fondi a sua disposizione per gli interventi su questo territorio per la formazione delle maestranze locali da utilizzare nelle opere di bonifica e per costituire un pool di ricercatori che in propria autonomia, senza avere nessun rapporto con ENI e le società da essa partecipate, possano individuare le migliori tecniche di bonifica per il territorio del SIN”.

WWF

Gruppo 5 Stelle Sassari

CSOA Pangea – Porto Torres

Kuiles – Comitato Pastori Sardi

iRS – indipendentzia Repubrica de Sardigna

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