Le trivelle della Saras: un saccheggio delle nostre risorse

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Nell’ambito e in linea con quanto previsto dalla strategia energetica italiana (Sen), che prevede lo sviluppo delle energie alternative ma propone anche di aumentare l’estrazione di idrocarburi, pochi giorni fa la Saras S.p.A. ha presentato alla Regione Sardegna la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) relativa al “Progetto Eleonora”, con il quale la società della famiglia Moratti intende estrarre il gas metano presente nel territorio di Arborea presso lo stagno di S’ena Arrubia, zona protetta decretata sito di interesse comunitario e inclusa anche nel progetto di Cooperazione delle reti ecologiche nel Mediterraneo, per la quale l’Unione Europea ha investito dal 1997 al 2000 circa 507mila euro col progetto Life, con l’obbligo di proteggerla da contaminazioni di qualsiasi tipo per 25 anni.

La fase iniziale del Progetto Eleonora prevede l’esplorazione del sottosuolo attraverso uno dei cinque pozzi previsti, per verificare la consistenza del bacino di metano, che secondo le stime dei geologi sarebbe di 3 miliardi di metri cubi contenuti in cinque serbatoi geologici collocati tra i 600 ed i 2580 metri sotto terra. Se la Regione Sardegna dovesse assecondare la richiesta della Saras, i lavori di sondaggio potrebbero iniziare nella seconda metà del 2013 o nel 2014, con la costruzione di una piazzola di 5 mila metri quadrati, distante solo 350 metri dalla laguna di S’ena Arrubia e a soli 400 metri dalla prima abitazione.

Stando alle dichiarazioni della Saras, le trivellazioni non prevederebbero l’uso del fracking (fratturazione delle rocce adiacenti i bacini di gas, tecnica estrattiva per la quale si sospetta un nesso col sisma in Emilia Romagna) e non comporterebbero pericoli per la popolazione locale, dato che il gas appare privo di sostanze tossiche, in particolare idrogeno solforato (H2S); in caso contrario l’estrazione verrebbe subito interrotta.

A nulla valgono le dichiarazioni rasserenanti dei tecnici della Saras riguardo le trivellazioni: il “principio di precauzione”, che dovrebbe sovraordinare tutto, viene anche in questo caso disatteso, giacché la Sen impone «il rispetto dei più elevati standard internazionali in termini di sicurezza e tutela ambientale», ma diverse amministrazioni locali in Italia si sono espresse contro applicando comunque il principio di precauzione, considerando non giustificabile il calcolo rischi-benefici.

Adesso che la Valutazione di Impatto Ambientale è stata presentata dalla società coinvolta,  pensiamo che sia doverosa una valutazione di impatto ambientale che scaturisca da studi assolutamente indipendenti, da tecnici indicati dai cittadini e dai comitati, e che consentano a tutti noi di guardare al futuro serenamente.

Infatti troppe volte siamo stati “tranquillizzati” con effetti nefasti per l’ambiente e la salute, tanto meno ci rassicurano le solite cantilene sulle ipotetiche ricadute economiche sul territorio, che oltretutto appaiono come un ricatto nei confronti delle amministrazioni locali.

Per l’ennesima volta la Saras si propone con atteggiamento arrogante perché non discute con le amministrazioni locali e con i cittadini, primi interlocutori ai quali sottoporre i progetti ed unici in diritto di decidere.

iRS crede che il Progetto Eleonora presentato dalla Saras sia l’ennesimo tentativo di saccheggio delle nostre risorse e di devastazione dei nostri beni ambientali e con inevitabili pericoli per la salute pubblica.

Saras – Sarrok | Foto di Arrèxini.info

Pertanto pensiamo che sia legittimo che la RAS applichi il Principio Internazionale di Precauzione e che la Regione, prima di un suo pronunciamento, provveda a confrontare diversi studi di impatto ambientare e non solo il fascicolo presentato da Saras.

In passato la Sardegna è stata devastata da cosiddetti piani di sviluppo e finti progetti di rilancio senza ricadute economiche significative per il territorio, ma solo ed esclusivamente sui privati che le proponevano. Spesso chi ha pagato il prezzo più alto sono stati i lavoratori impiegati in questo tipo di industrie, destinate al fallimento proprio perchè costruite senza una accurata programmazione ed una visione strategica di più ampio respiro.

iRS ritiene che il bacino di metano presente nella nostra terra, così come l’acqua, il vento ed il sole siano beni naturali collettivi e per i quali non è pensabile il mero sfruttamento per interessi privati. Pensiamo che sia arrivato il tempo di ridiscutere il rapporto tra La Saras e la Nazione Sarda.

Per la nostra terra è venuto il tempo di pensare a nuovi stili di sviluppo, fondati non più sull’uso indiscriminato di risorse non riproducibili ma bensì sulla capacità che avranno le “società locali” di rileggere e reinterpretare i valori ambientali, territoriali e culturali. Oggi le economie virtuose sono infatti quelle che più di altre riescono a implementare modelli alternativi dove la qualità ambientale costituisce il primo indicatore della ricchezza. Perciò riteniamo che si debba operare seguendo questa prospettiva.

iRS – indipendèntzia Repùbrica de Sardigna

iRS reputa pienamente legittima e condivide la petizione proposta dal Comitato «No al progetto Eleonora» contro la realizzazione del progetto e invita tutti i sardi a Firmare

CHI E’ LA SARAS? GUARDA OiL – Oil2

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