La nostra memoria, i nostri tesori

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Nella foto la Muraglia megalitica "Munt'Ussò" di Castelsardo ben protetta dalla recinzione di un'antenna sorta a pochi passi e da una torretta di guardia costruita proprio all'interno del villaggio.

“Sardinia is a gold mine from the archaeological point of view: wherever you look at, there is something ancient to bring to light!” – suonava più o meno così la frase della direttrice del Metropolitan Museum di New York in visita al museo archeologico di Cagliari, che tradotto significa: “La Sardegna è una miniera d’oro dal punto di vista archeologico: ovunque si guardi c’è qualcosa di antico da riportare alla luce”.

Riporto questo episodio della mia personale esperienza perché l’essenzialità della frase nonché l’autorevolezza della fonte mi aiutano a dare un’idea concisa del valore inestimabile racchiuso nel patrimonio storico-archeologico della Sardegna.

Un patrimonio che racconta a noi stessi e al resto del mondo ciò che siamo stati, dall’età della pietra ad oggi, passando per le stagioni dei grandi commerci dell’ossidiana di Monte Arci, della venerazione della Dea Madre mediterranea, per “la bella età dei Nuraghi”, come amava definirla il compianto Lilliu,  e via dicendo fino ai nostri giorni. Si sono susseguiti secoli e millenni di commistioni con le altre popolazioni da ogni parte del Mediterraneo, sovrapposizioni di strati culturali e storici che seppure talvolta hanno significato una subordinazione politica all’epoca, oggi rimangono tangibili nelle testimonianze architettoniche e artistiche che hanno lasciato e che danno un tocco di unicità irripetibile alla nostra Isola.

Fatta questa generalissima premessa, duole constatare che proprio questo patrimonio è spesso lasciato in balia non solo dei vandali, ma anche di burocrati e funzionari che della nostra storia Natzionale sarda non sanno praticamente nulla. È così che una delle nostre risorse piu’ importanti cade inesorabilmente a pezzi. Certo, non mancano delle realtà in cui si sono fatti dei passi in avanti per valorizzare queste Ricchezze immani, il più delle volte il merito va alle  associazioni e cooperative virtuose che si dedicano a questi beni spesso senza ricavarne il dovuto profitto, mentre la politica asservita non ha mai ideato dei piani intelligenti di archeo-turismo,  valorizzazione internazionale o a volte neanche di salvaguardia dei numerosissimi siti che oltre all’interesse sotico-culturale e quindi turistico sono anche veri e propri luoghi della memoria e dell’identità del popolo sardo.

In tutto questo la Regione non riesce ad andare oltre il “promuovere” la Sardegna attraverso personaggi Televisivi, improbabili testimonial pagati con soldi pubblici per rendere un’immagine spesso falsata della nostra terra e non è mai stata in grado di realizzare un piano di promozione turistico composito e organico che valorizzi e metta in luce le vere ricchezze dell’isola.

Abbiamo siti archeologici che nulla hanno da invidiare ai luoghi “magici” e affascinanti come la famosissima Stonehenge: dall’Altare Preistorico o Ziqqurath di Monte D’Accoddi (SS) agli oltre 7000 Nuraghes sparsi per tutta l’isola dalle montagne alle coste; dalle imponenti Tombe di Giganti alle mitiche Domus de Janas, ai suggestivi e misteriosi luoghi di culto quali i santuari con pozzo sacro come Santa Cristina di Paulilatino o Santa Vittoria di Serri, per continuare con i Menhir e i Dolmen (quello de Sa Coveccada a Mores sarebbe addirittura il più grande d’Europa secondo una nota rivista del settore) per finire, forse, con quei “Giganti” di bellezza e maestosità che sono le statue di Monti Prama.

Per quanto concerne lo specifico del nostro territorio del Medio Campidano, a parte ovviamente l’eccezione de Su Nuraxi di Barumini, si è fatto ben poco per salvaguardare, valorizzare e quindi promuovere il nostro patrimonio in maniera intelligente: basti pensare che solo nella Giara ci sono numerosi Nuraghes e i cosiddetti proto nuraghi il più delle volte in stato di semi o totale abbandono, senza considerare tutti quei siti che non sono stati fatti ancora oggetto di scavi scientifici e che quindi stanno rovinando e subendo i danni del tempo e dell’incuria.

iRS, da sempre sensibile a queste tematiche e consapevole dell’impareggiabile valore materiale e immateriale del patrimonio archeologico della Sardegna e dei Sardi, non solo coglie l’occasione di questa riflessione per denunciare questa situazione indegna, ma prende anche spunto dalla stessa per rinnovare l’impegno, attraverso proposte concrete, linee progettuali e iniziative di varia natura ed entità, alla salvaguardia dei beni storici e archeologici della nostra terra e, soprattutto alla sensibilizzazione dei cittadini sardi al riguardo. In un tempo in cui il vortice della Crisi ci attira sempre più verso il fondo, uno sguardo non consapevole non riesce forse a cogliere l’importanza che i Tesori cui abbiamo qui solo accennato sono il forziere che custodisce la nostra identità di popolo millenario, e contemporaneamente la “miniera d’oro” che può alimentare il nuovo e vero sviluppo economico sostenibile.

iRS indipendèntzia Repùbrica de Sardigna

Coordinamento de su Campidanu ‘e Mesu

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