Lavorare per morire? Lavoriamo per risanare!

0

18 ottobre 2010

Dopo cinque anni di indagini, la Procura della Repubblica di Sassari, nel luglio 2009, aveva chiesto il rinvio a giudizio per quattro persone, i rappresentanti legali, un manager e il direttore dello stabilimento della Ineos.
Secondo il pubblico ministero Michele Incani è stato riversato per anni nelle acque del golfo dell’Asinara un fiume di composti chimici e metalli pericolosi quali cadmio, mercurio, cromo, cia-nuri, benzene e una lunga serie di altre sostanze cancerogene.

Nell’atto conclusivo della inchiesta, il pubblico ministero aveva ascritto agli allora indagati, ma a titolo di colpa, il disastro ambientale e l’avvelenamento di acque e sostanze alimentari. Colpa che sarebbe invece diventata dolo, quindi scelta consapevole, nella formulazione finale delle imputazioni.
Da qui la contestazione del reato di avvelenamento di sostanze alimentari, di competenza della corte d’assise.

L’inchiesta della Procura era partita dopo il blitz di iRS. L’incursione degli indipendentisti, nel 2003, aveva portato all’attenzione dell’opinione pubblica una situazione di disastro ambientale nella collina di Minciaredda, vicino a Porto Torres.
All’ultima udienza del 20 settembre 2010, il Giudice dell’udienza preliminare, dott. Gianni Delogu, nell’ambito dell’inchiesta sui veleni del Petrolchimico nel mare del porto industriale di Porto Torres, ha disposto il rinvio al 18 ottobre, a causa di alcune irregolarità nelle citazioni dei responsabili civili.
Quattro gli imputati di disastro ambientale e avvelenamento di sostanze destinate all’alimentazione. Si tratta dei dirigenti delle società Syndial, Sasol e Vinyls Italia.

Le attiviste e gli attivisti di iRS continuano nell’impegno a favore di una rapida e definitiva soluzione dei gravi problemi politici, sociali e ambientali riguardanti l’area industriale di Porto Torres. Continua l’opera di sensibilizzazione dei cittadini e continua la battaglia nonviolenta iniziata nel 2003. È giunto il momento di ribadire con chiarezza la nostra totale indisponibilità a continuare a lavorare e vivere su montagne di rifiuti tossici, all’interno di industrie insicure: mostri che pesano sul nostro territorio con tutto il loro carico ambientale, sanitario e sociale.

La situazione è chiara: si debbono trovare soluzioni per riconvertire globalmente le attività fornendo ai lavoratori la possibilità di un nuovo impiego pulito, dignitoso e produttivo per il benessere di tutta la comunità. A questo si aggiunge la crisi cronica di un’ industria desueta e fuori mercato; una crisi che si protrae da anni ed a cui la politica autonomista ha dimostrato di non poter mettere fine.
Questa situazione, ed è questa la cosa che ci preme di più, si è tradotta nell’occupazione precaria che tiene per la gola le famiglie, costantemente in emergenza e senza alcuna sicurezza per il proprio futuro.

La chimica statale italiana sta depredando il nostro territorio nazionale, minaccia e distrugge la nostra salute, nega la dignità individuale e collettiva delle donne e degli uomini di Sardegna. Non possiamo più permettere che queste logiche di saccheggio e sfruttamento continuino a pesare sui Sardi a discapito di diritti fondamentali quali il diritto alla salute ed ad un lavoro sicuro e dignitoso.

Il sito industriale di Porto Torres deve essere risanato come è avvenuto a Bagnoli o messo in sicurezza come è avvenuto a Marghera; opere strutturali che vanno a carico delle società inquinanti, e che possono cominciare solo in presenza di una volontà determinata da parte delle popolazioni, delle istituzioni locali, dei sindacati e delle associazioni di categoria.

Per la messa in sicurezza di Marghera sono stati investiti 1880 milioni di euro, soldi sufficienti a coprire il monte-stipendi di Porto Torres per quaranta anni, oltre che necessari per rilanciare l’economia del territorio.

Questo rilancio, a nostro vedere, può passare solamente attraverso la bonifica di tutta l’area e attraverso una pianificazione che tenga presente sì, dei posti di lavoro attualmente in bilico, ma che possa dare la possibilità a nuove imprese di nascere per esempio nei campi del turismo, dell’agricoltura, dell’energie rinnovabili. Noi pretendiamo che i 530 milioni di euro, che come dicono i dirigenti dell’ENI, son stati stanziati per le bonifiche, siano solo la prima trance per l’opera di risanamento. Noi vigileremo affinchè questi soldi vengano stanziati e vengano utilizzati realmente per le bonifiche di quel territorio, pretendiamo che i lavori di bonifica vadano ad incidere, previa formazione, sulla crisi occupazionale di Porto Torres, occupando le imprese ed i lavoratori o nella più trasparente gestione di queste risorse.

Fermiamo questo scempio, troviamo soluzioni, impegniamoci per emancipare la Nazione Sarda da politiche assistenzialiste e senza futuro, impegniamoci per la creazione della nostra Repubblica indipendente di Sardegna.

Guarda l’intervista a Gavino Sale e Nello Cardenia di Ventirighe TV

Guarda il servizio di Videolina

Share.

Leave A Reply