Ricordo di un grande indipendentista a 200 anni dalla morte in esilio: Giovanni Maria Angioy

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21/02/2008

Il bicentenario della morte di Giovanni Maria Angioy sarà celebrato dal Consiglio Regionale sardo con un convegno dedicato alla sua figura. L’evento è organizzato in collaborazione con varie associazioni tra cui il “Comitato sardo per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia”.

Angioy, illuminista liberale, fu l’artefice dei moti contro il feudalesimo, padre dell’indipendentismo sardo, teorizzò e agì per la creazione di una libera repubblica sarda. Dopo innumerevoli battaglie indipendentiste pagò il suo indipendentismo con il prezzo dell’esilio. Morì solo e povero a Parigi nel 1808.

Ricordare Angioy in collaborazione con il Comitato che celebra l’Unità d’Italia è paradossale e insultante.

Interviene sul tema Franciscu Sedda, dell’Esecutivo Nazionale di iRS.

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INTERVENTO DI FRANCISCU SEDDA (ESECUTIVO NAZIONALE iRS)

“Brutti tempi quelli in cui i pazzi guidano i ciechi” (William Shakespeare)

Solo il perverso sadismo della parte dominante della classe politica ed intellettuale sarda poteva riuscire ad accomunare Giovanni Maria Angioy, indipendentista sardo, repubblicano e rivoluzionario cosmopolita, alle celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia. Eppure lo hanno fatto. Incredibile ma vero.

Lo hanno fatto nonostante sia ormai un dato storiografico acquisito che Angioy non si batteva e non si poteva battere per la libertà e l’unità dell’Italia, dato che questa era per lui semplicemente una nazione straniera. Lo hanno fatto nonostante emerga chiara dalla vita di Angioy la sua identificazione con la nazione sarda e la volontà, andata accrescendosi nel tempo, di farne uno Stato indipendente.

Simon Bolivar, liberatore di molta parte del Sudamerica dal colonialismo spagnolo e padre dell’indipendenza della Bolivia, diceva che “un popolo ignorante è uno strumento cieco, volto alla distruzione di se stesso”. La nostra classe dirigente ha esattamente questo compito: nonostante si appelli alla famosa frase di Gramsci ad “istruirsi” questa classe dirigente vuole renderci ignoranti della nostra storia e condurci ad un gioioso suicidio collettivo.

Se è vero come vero che un popolo che mente a se stesso non solo non va da nessuna parte ma può solo fare danni a se stesso e agli altri, opporsi a queste falsità è l’atto più etico ed umanamente utile che un sardo può compiere il 23 febbraio 2008, al ricorrere dei 200 anni dalla morte di Giovanni Maria Angioy. Ricordarlo per quello che era, un indipendentista, repubblicano, rivoluzionario. Ecco cosa possiamo e dobbiamo fare. Per non morire masochisti e ignoranti. Per non far morire la nostra nazione, la Sardegna.

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Isgàrrica s’artìculu: 2008-02-21 – Giovanni Maria Angioy. Ricordo di un grande indipendentista

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