Una giornata di sana schizofrenia unionista

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di Franciscu Sedda

“Santo Stefano ‘scippata’. Parisi chiede nuovi vincoli”
Sottotitolo: “Ma Soru non ci sta: per liberare la base il governatore si vuole appellare al premier Romano Prodi” (da Il Sardegna)

Già seus a froris! E certo, Parisi, il “sardo” Parisi, ministro di Prodi mi toglie il mio territorio – sicuramente in nome della “difesa nazionale” – e io vado a chiedere a Prodi.
Vabbè, passiamo alle cose serie: l’autonomia è questa!
L’autonomia è questa e non altro, niente di più niente di meno: al di là di chi governi a Roma o a Cagliari, al di là che siano brave persone o viscidi intrallazzeris.
A chi ancora dice che la si potrebbe far funzionare meglio: se fai funzionare meglio un tritacarne ti trita di più!
L’autonomia sarda è nata anti-indipendentista, il meglio che può fare è tritare ogni forma di sovranità.
L’autonomia è una gabbia dentro la quale la nostra classe dirigente si è rinchiusa (anche il leone si accontenta del pasto quotidiano datogli dal padrone, figuriamoci animali di ben minor coraggio…)
Le sbarre di questa gabbia stanno nelle teste della classe dirigente unionista che non si rende conto che ogni giorno, ogni sussulto di autodeterminazione, viene tranquillamente cassato.

Piccola chiosa per chi ci governa: in giro per il mondo molti hanno capito che prima che la “globalizzazione” è lo Stato che ti sta sopra, castra e occupa che leva ad un popolo l’autodeterminazione…
Piccola chiosa per noi stessi: Qualcun altro in giro per il mondo ha capito che, a volte, siamo noi stessi a farci del male da soli quando diventiamo più realisti del re…

“Cade un caccia e sfiora un traghetto” (La Nuova Sardegna)
C’è poco da fare: la guerra fa male, a chi la subisce e a chi la fa. Ma soprattutto a chi l’adora, la difende, la legittima pur senza averla mai fatta in prima persona.

“Dalla grande Cagliari alla Cagliari più grande, nuovi territori per la capitale” (da L’Unione Sarda)
È il titolo di un convegno di Forza Italia sul recupero delle aree demaniali di Cagliari.
C’eravamo già accorti dello scippo di idee del nostro programma per le comunali: del resto erano stati tutti molto onesti e l’avevano detto in diretta televisiva (peccato che i sardi nel mentre stessero guardando altro). E così abbiamo visto l’idea del fronte mare ripresa da Soru, quella del centro in “stile Barcellona” da Floris, e poi altro e adesso la Capitale…
E in fondo andrebbe anche bene, a patto che si chiarissero le idee e si chiedessero: “Capitale di chi e di cosa?!”
Per il resto colpa nostra che non abbiamo ancora le forze per far sapere alle persone i nostri progetti. E a volte non abbiamo neanche la cura di ricordarli a noi stessi, perdendoci in mille altre inutili faccende.

“E’ questa la nuova frontiera del turismo (…) scoprire le ricchezze anche immateriali della nazione quali i pupi siciliani o i vostri tenores” (Rutelli, presentando la mostra sulle civiltà andine e di Rapa Nui a Villanovaforru” (da La Nuova Sardegna)
E poco male, è un ministro italiano…però…

“Ieri mattina in pompa magna con il Ministro dei Beni Culturali Rutelli, il Governatore Renato Soru, il presidente della provincia Fulvio Tocco, i parlamentari sardi e tutti i sindaci del Medio Campidano schierati con la fascia tricolore sul petto è stata inaugurata ecc. ecc.” (da L’Unione Sarda)
E vabbè, si dirà, è il giornalista che si infoga quando vede il verde il bianco e il rosso, la parata di Stato, il ministro…i sindaci “sono tenuti” a farlo, a mettersi quella fascia che gli fa sentire “nazionali”, che gli fa sognare che un giorno andranno “a Roma”, e via sospiri, e gloria, e potere…e soldi!
E vabbè, sarà pure così, e sarà pure che gli è passato di testa (ma giusto per caso o fortuita coincidenza) di dirgli che siamo un’“altra nazione” come sbottavano tutti orgogliosamente quando la Lanzillotta gli mise i piedi in testa.
(…ma siamo sicuri che esista la “nazione sarda” nella loro testa? E quando diciamo “noi siamo una nazione” a chi ci riferiamo esattamente? E non dovremmo forse essere più autocritici con noi stessi e meno sentimentali quando per insicurezza difendiamo simboli, bandiere e istituzioni che non rappresentano alcun “indipendentismo”? provoco me stesso, prima di tutto, provoco me stesso a liberarmi dal sentimentalismo, dall’idea che le cose siano già fatte, che in fondo in fondo tutti ci crediamo…solo quando l’avremo fatta l’indipendenza, guardando indietro, potremo dire che ci credevano già tutti, ma ora no, proprio no…non sono come noi, lo diventeranno, lo spero…)
E invece, durante la presentazione, niente affermazioni della nostra diversa nazionalità ma tanti bei discorsi sul “recupero dell’identità”: quale?? È come la storia della “capitale”…capitale e boh! Così per dire…
Per fortuna che a renderci migliori e contemporaneamente più ridicoli e miseri c’hanno pensato i cileni che non vedono l’ora di ricambiare l’ospitalità e portare a Santiago la nostra civiltà – attimo di perplessità di Rutelli, preoccupazione dei petti tricolorati – e ovviamente si trattava di quella sarda.
Chissà se l’hanno capito che possiamo essere un’altra nazione (gli italiani e i sardo-italiani intendo, i cileni credo lo sappiano già…)

Dulcis in fundo…
“Domanda: Qual è la nuova frontiera della lotta al terrorismo?
Risposta: E’ la frontiera delle idee, che impone una rivoluzione culturale: l’affermazione del principio gandhiano della non violenza” (Fausto Bertinotti, a La Repubblica)

Commento libero.

20/02/2007

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Isgàrrica s’artìculu: 2007-02-20 – Una giornata di sana schizofrenia unionista

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