Legge Urbanistica: manca una visione strategica

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Quando nel 2014, all’inizio della campagna elettorale, abbiamo letto attentamente il programma che il Presidente Francesco Pigliaru proponeva per la sua elezione, una delle questioni che ci ha maggiormente convinti a compiere la scelta di entrare a far parte dell’alleanza di centro sinistra è stata l’attenzione ai temi della tutela del paesaggio e del governo del territorio.

Si tratta di temi che hanno segnato la storia politica di iRS in oltre dieci anni di attività politica, attraverso la denuncia delle speculazioni immobiliari, dell’ l’inquinamento causato dalla presenza  di siti industriali e militari e la continua richiesta di avviare le urgenti opere di bonifica del territorio, nella consapevolezza che quest’ultimo rappresenta una delle risorse più prezioseda preservare e da lasciare in eredità ai nostri figli.

In questi giorni, questo Consiglio Regionale discute uno dei temi di maggior importanza per la Sardegna il cui prezioso paesaggio costiero è da diversi decenni sempre più sottoposto alla pressione di una speculazione immobiliare incontrollata, al punto da compromettere in alcuni casi quelle qualità ambientali che costituiscono elementi di preziosa bellezza e attrazione.

Abbiamo chilometri di coste deturpati da complessi turistici aperti solo per due mesi l’anno, abbiamo

centri urbani cresciuti in misura incontrollata e incoerente. Soprattutto nelle coste, il numero di seconde case è superiore alla media italiana ed europea, con la conseguenza di avere un enorme aggravio dei costi per le collettività locali che non vengono compensate dagli incassi delle attività turistiche. L’assenza di una pianificazione del territorio ha anche fatto abbassare la soglia del rischio idrogeologico, con interi quartieri costruiti in prossimità di lagune o alvei fluviali.

Come se tutto questo non bastasse, negli ultimi sei anni abbiamo sovraccaricato il territorio di ulteriori metri cubi di cemento, con il così detto “Piano Casa” licenziato dalla giunta Cappellacci che non ha fatto altro che agevolare e assecondare le richieste dei costruttori, senza dare sufficiente peso alla parola “Casa” che come sappiamo, rappresenta un bisogno reale per i tanti sardi che da anni sono in lista per poterne avere una, sia pubblica o a canone agevolato.

Nel leggere le linee guida del disegno di legge, sembrerebbe pertanto che in Sardegna l’emergenza principale sia quella di favorire l’ampliamento delle unità immobiliari esistenti quando, per altro, a fronte di un aumento delle volumetrie non si registra da anni nessun aumento demografico.

Nonostante le rassicurazioni dell’Assessore Erriu in merito al carattere temporaneo di questa legge (che temporanea non è in quanto non ne viene indicata una scadenza precisa),  ci saremmo aspettati che si avviasse un percorso pubblico verso una legge chiara in materia di governo del territorio, in linea con i più virtuosi casi italiani (si veda la nuova legge urbanistica toscana) o con quelli europei (per esempio tedeschi..). Invece si è provveduto in emergenza, a far pervenire all’aula una legge che, seppur con alcuni cambiamenti rispetto ai precenti piani casa, continua a indirizzare l’edilizia verso ulteriori consumi di suolo e crescite volumetriche.

Ci saremmo aspettati di aprire il confronto su una legge che facesse suoi i più avanzati concetti di “Volume Zero”, “Riqualificazione dell’esistente”, “Efficientamento energetico”, “politiche per la casa”, “Partecipazione attiva dei cittadini ai processi di pianificazione”, per citarne alcuni.

Volume Zero perché da anni la Sardegna ha i più alti livelli di spopolamento; perché, come già detto, la crescita delle città ha proseguito incontrollata raggiungendo altissimi livelli di seconde case e immobili invenduti; perché è giunto il momento di limitare realmente il consumo di suolo, soprattutto in una regione come la Sardegna che ormai ha abbandonato l’attività agricola e non è capace di soddisfare il fabbisogno alimentare di un milione e mezzo di abitanti.

Riqualificazione dell’esistente perché i bisogni dell’uomo sono cambiati e con loro devono cambiare gli spazi dell’abitare, del lavoro, della vita pubblica; perché negli anni la crisi economica ha prodotto un calo demografico che richiede abitazioni di gran lunga più piccole di quelle realizzate fino agli anni ’80-’90; perché per troppi anni si è trascurata la qualità del costruito a favore della quantità.

Efficientamento energetico perché ciò che è stato realizzato non rientra più in livelli di consumo sostenibili; perché è inutile produrre energia pulita senza però intervenire con decisione nel riqualificare gli edifici energivori; perché i costi di gestione di gran parte delle nostre case sono talmente elevati da non poter essere sostenuti dalle famiglie in un periodo di grave crisi come quello che stiamo attraversando; e perché infondo siamo la terra in cui viviamo.

Politiche per la casa perché, a partire dal secondo dopoguerra, non ci sono più state politiche soddisfacenti per la casa, per le migliaia di famiglie che a causa di una scellerata cultura mirata a esaltare il capitalismo e la ricchezza dell’individuo, non possono averne una; perché rispetto alle note politiche europee (per esempio in Spagna) non si è chiesto ai privati di riservare obbligatoriamente una percentuale di immobili ad uso sociale, evitando i gravi fenomeni di ghettizzazione, degrado e disagio sociale propri dei grandi nuclei (spesso di periferia) di case popolari.

Partecipazione attiva dei cittadini ai processi di pianificazione perché bisogna riportare la sfera decisionale in mano agli abitanti, coinvolgendoli nei processi di trasformazione del quartiere, della città, del territorio; perché sono ormai noti i danni prodotti da una pianificazione urbanistica e territoriale calata dall’alto, dal linguaggio difficilmente comprensibile dai non tecnici e spesso lontana dai reali bisogni dei cittadini; perché ce lo chiedono l’Unione Europea e la Covenzione Europea del paesaggio, gli anziani, i bambini e tutti coloro che non accettano più che le decisioni sul futuro della città siano prese da poche decine di delegati, spesso sostenuti da poteri forti.

Tutto questo ed altro ancora iRS si aspettava per l’urbanistica sarda, e non una revisione talvolta al rialzo, talvolta al ribasso, degli incrementi volumetrici del piano casa dell’epoca di Cappellacci, ma con la medesima assenza di una visione strategica di territorio. Ci si aspettava una legge capace di invertire con decisione la rotta, di assecondare il Piano Paesaggistico nato sotto la presidenza Soru e spesso portato ad esempio per le altre regioni d’Europa.

Non possiamo accettare di vedere ulteriori incrementi volumetrici nelle coste,  cosi come prevede l’art.20 diquesto disegno di legge in cui si prevedono “incrementi volumetrici fino al 25%, anche in deroga agli indici previsti dagli ordinamenti comunali e regionali.

Non possiamo accettare che un governo di sinistra non si impegni per garantire la tutela dei beni collettivi come il paesaggio.

Perché non si possono promuovere Piano Paesaggistico, percorsi rurali, politiche agricole ed energetiche se poi non si capisce che le più grandi macchine energivore sono le città, che i principali problemi di dissesto idrogeologico sono causati dal consumo di suolo permeabile, che la sottrazione di ulteriori metri quadri di terra significa accentuare la nostra dipendenza alimentare.

Per questi motivi iRS, pur riservandosi di valutare e proporre emendamenti, non potrà che esprimere contrarietà al disegno di legge, se questo continuerà ad evidenziare l’assenza di una visione strategica che porti la Sardegna ad essere competitiva in Europa.

Proponiamo che la Regione si impegni a censire il patrimonio edilizio costruito, individuando insieme agli enti locali le possibilità di riconversione ed insieme a questo le seconde case e i complessi turistici, al fine di proporre una legge urbanistica equilibrata e coerente con il contesto socio-economico dell’isola.

Crediamo infatti, che sia possibile dare una risposta alle tante imprese, che attualmente si trovano in seria difficoltà, anche attraverso il recupero e la riqualificazione dell’esistente, incrementando la specializzazione verso nuove tecniche costruttive e tecnologie efficienti e di qualità, contribuendo a creare attraverso la concorrenza, un notevole ribasso dei costi per i lavori e restituendo alla comunità città più sane; perché il parametro che nessuno prende mai in considerazione è la qualità della vita e la salute dei nostri cittadini. Noi per questo ci sentiamo responsabili e per questo continueremo a batterci.

iRS – indipendentzia Repubrica de Sardigna

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