La casa come Bene Comune, iRS ferma uno sfratto a Castiadas

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Castiadas - Podere Santa Vittoria

Il 21 giugno 2013 è la data in cui a Castiadas presso il Podere Santa Vittoria si dovrà effettuare lo sfratto della ragazza madre che ha occupato la casa colonica ex Etfas. L’azione di sgombero dell’alloggio sarebbe dovuta avvenire il 29 marzo, ma la presenza dei cittadini e degli attivisti di iRS a difesa del diritto alla casa della giovane donna ha fatto desistere l’ufficiale giudiziario dal procedere.

La casa del Podere S.Vittoria è un “bene comune”, conteso tra una giovane madre in difficoltà e un ex dirigente dell’Etfas, il quale rivendica la proprietà dell’abitazione pur non vivendo più nel territorio oramai da diversi anni.

iRS, già da quando occupò la sede di Equitalia e dell’ Agenzia delle Entrate nel 2010 e attraverso il digiuno delle donne del Novembre 2011, aveva già proposto una moratoria di due anni delle aste giudiziarie e degli sfratti in Sardegna.
Nei prossimi mesi saremo di fronte a 3000 sfratti esecutivi. A tal proposito bastava vedere nell’Unione Sarda del 22 dicembre scorso le cinque pagine di vendite all’incanto per capire quale “scientifica demolizione sociale” sia in atto nell’isola.

Nella fattispecie, con L.R. 7\2005, l’ERSAT – ex ETFAS della riforma agraria – provvedeva ad inviare al servizio centrale demanio e patrimonio dell’Assessorato degli Enti Locali, Finanza e Urbanistica, l’elenco descrittivo dei beni appartenenti al proprio patrimonio immobiliare. Con la trasformazione Ersat in Laore nell’agosto 2006, si dovevano portare a conclusione tutti gli atti di cessione del patrimonio degli enti locali territoriali secondo le precedenti autorizzazioni. Ma le tre agenzie, Laore, Agris e Argea, entravano in funzione un anno dopo, cioè l’8 agosto 2007. La delibera regionale infine, del 10 luglio 2008, stabiliva le conclusioni dei procedimenti e la trasformazione degli insediamenti agricoli “previa verifica che gli stessi, non rivestano interesse funzionale per l’amministrazione regionale”.

Sono passati otto anni e il frutto dell’inciviltà gestionale ristagna in incarichi politici a breve durata. Intanto la Regione Sarda considera quei beni come sua competenza perché ancora non sono trasferiti nei registri immobiliari, né tantomeno lo fa l’agenzia Laore che continua a pagarci sopra l’IMU, tenendo in sospeso gli assegnatari colonici che vent’anni fa avevano pagato l’anticipo del riscatto senza esserne a tutt’oggi proprietari. Attualmente 2545 poderi sparsi su 87616 ettari in tutta la Sardegna restano senza riordino per un intreccio micidiale tra burocrazia e inerzia, che permette di mantenere in ostaggio gli agricoltori nelle campagne.

Il diritto alla prima casa va rispettato, soprattutto se a chiederne l’applicazione è una donna che ha manifestato la volontà di occuparsi di agricoltura e artigianato dopo 14 anni di emigrazione all’estero e con un bambino da crescere.

Una denuncia alla Procura della Repubblica sulla gestione di questi beni comuni sarebbe una sconfitta per tutti ma se questo passo dovrà rendersi necessario lo faremo.

iRS ribadisce che la direzione da seguire deve essere quella centrata sullo sviluppo locale  dove il patrimonio della terra ritorni ad essere considerato un bene pubblico e in quanto tale inalienabile per usi privatistici o meramente speculativi.

Nel caso delle residenze ex Etfas, in questo senso sarebbe più ragionevole e sensato ripensare un ri-utilizzo legato all’agricoltura, che potrebbe avere oggi anche un’importante valenza sociale legata alla costruzione di nuove comunità e identità locali. D’altronde questi erano gli scopi per i quali questi insediamenti erano stati inizialmente pensati.

iRS – indipendentzia Repubrica de Sardigna

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