Aldo Cabizza: il canto a chitarra non si insegna, si crea

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Aldo Cabizza

Ricordare Aldo Cabizza è celebrare la musica sarda più coraggiosa e popolare. Irruppe nel mondo con i suoi linguaggi, con i suoi codici, traducendo ed evolvendo la tradizione del canto a chitarra con il coraggio dell’innovatore che sa che la tradizione non è un monolite inamovibile ma un modo antico e sapiente di accompagnare la continua evoluzione della vita.

Sono questi gli elementi che nutrono la nostra cultura, la cultura sarda che, come dice Placido Cherchi, è la cultura del possibile e non la cultura del certo. Ed è in questa ottica che possiamo capire perchè Nicolino Cabizza, padre di Aldo, ebbe l’intuizione inserire la fisarmonica nelle gare, lasciando poi al figlio il compito di portare a termine l’innovazione e la completa definizione di uno stile del tutto nuovo ma fortemente ancorato alla tradizione.

Così Cabizza ha dato il suo prezioso contributo, creando apparentemente dal nulla una maniera di suonare profondamente locale ma di altissimo livello e di respiro universale. Ha teorizzato e realizzato la perfetta complicità tra il suonatore e il cantadore. Chissà se Garcia Lorca avrebbe trovato in lui il desiderato “duende”, il misterioso potere che si impossessa dei musicisti, un potere che tutti sentono ma che nessun filosofo pare in grado di spiegare, proprio quello che emergeva ogni volta che Cabizza ipnotizzava la platea.

Per questo era conosciuto in tutto il mondo e ha accompagnato le più belle voci della Sardegna in giro per il globo: da Maria Carta a Maria Teresa Cau, da Serafino Murru a Leonardo Cabitza.

Quando un artista che si è infilato nella carne del suo popolo, come è stato capace di fare Aldo Cabizza, muore, lascia a vibrare liberamente le anime della sua gente.

Noi oggi lo salutiamo e lo ricordiamo pieni di riconoscenza, coscienti di quanto sia importante un artista, un poeta così, per il suo popolo. Perchè anche se spesso lo dimentichiamo, noi dobbiamo la nostra voce, i nostri pensieri, gesti, intenzioni, emozioni, i nostri stessi occhi li dobbiamo a custu cossolu mannu chi est sa musica, che ci fa vedere l’inesistente che danza tra noi e che per magia appare dalle forze di queste anime grandi, che suonano per i nostri occhi finchè restano in vita e poi volano via lasciandoci qui a vibrare senza capire.

iRS – indipendèntzia Repùbrica de Sardigna

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