La vicenda del DPEF: chi difende gli interessi dei Sardi? Intervento di Frantziscu Sanna

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30/07/2009

Qualcuno ha il coraggio di fingere stupore nel vedere le assegnazioni finanziarie destinate dal governo italiano alla Sardegna per le infrastrutture per il prossimo biennio. Una domanda ci viene spontanea: che tipo di attenzione prestano questi fantomatici rappresentanti del popolo sardo ai documenti strategici predisposti dal governo di cui fanno parte? Dov’erano i “nostri” rappresentanti presso il parlamento italiano quando un anno fa il ministero competente varava il Piano Strategico per le Infrastrutture? Perché non c’è stato mai un intervento da parte dei “nostri” che ne criticasse l’impostazione, la logica e soprattutto la visione d’insieme che cancella la Sardegna da tutti i canali strategici di comunicazione, la esclude dall’Europa, e la ridicolizza nel Mediterraneo.

Badate bene, non si tratta di una strategia legata ad una specifica parte politica. Lo stato italiano con la complice compiacenza della classe politica sarda, unionista e autonomista, da tanti anni e in tutti i modi possibili ha marginalizzato la Sardegna, rendendola strutturalmente periferica. Non è il caso di verificare lo stato in cui versa il nostro sistema ferroviario, ne tanto meno quello stradale o le condizioni di monopolio in cui ha lucrato la Tirrenia per 50 anni, basterebbe semplicemente vedere qualche indice di infrastrutturazione per capire che nel corso del cinquantennio autonomista sono state poste le basi per relegarci ad una marginalità strutturalmente distruttiva per le nostre imprese, per le nostre comunità ma soprattutto per la nostra stessa autostima.
Prendete come esempio gli investimenti per i Ten-T le dieci vie di comunicazione europee che dovrebbero garantire la mobilità e l’avvicinamento di tutte le aree periferiche al centro dell’Europa. La Sardegna è stata totalmente esclusa per volontà dello stato italiano e soprattutto per l’incompetenza della classe politica unionista e autonomista.

Il Piano per le Infrastrutture Strategiche esprime in maniera chiara questa modalità di intervento, un documento che prosegue nella strategia di marginalizzazione e persegue in maniera lampante l’affossamento del nostro sistema economico. E i “nostri” che fanno??? Si fingono stupiti nel sentire che nel DPEF, documento strettamente collegato al PIS, per il prossimo biennio, saranno stanziati solamente 18 milioni di euro per le infrastrutture in Sardegna. Eppure la strategia adottata è palese da un cinquantennio. Possibile che nessuno se ne renda conto?

Quale interesse potrebbero avere i “nostri” rappresentanti per gironzolare per i palazzi romani con dei paraocchi che gli impediscono di fare il bene per la propria terra e di rendersi conto di queste scelte distruttive?
Cosa succederà ora, dopo tutta questa polemica?
Come al solito, entro qualche giorno, arriveranno garanzie da parte di tutte le autorità, a tutti i livelli. Ci diranno che la Sardegna non verrà dimenticata, che si è trattato di un semplice equivoco, anzi la sua centralità nel Mediterraneo sarà valorizzata dall’attuale governo. Ovvio no? Storie già viste, ricette già sentite. In maniera ancora più ovvia i “nostri” parlamentari si vanteranno di avere ottenuto un grande risultato. Il tornaconto sarà, come sempre, di tipo personalistico, clientelare. Qualche posto di sottogoverno non si nega mai a chi sta zitto per il bene dell’Italia. A pagare saranno solo i Sardi e la Sardegna.

È ovvio ed evidente che ad una strategia di marginalizzazione strutturale non si può che rispondere con una strategia altrettanto strutturale, realistica e percorribile di liberazione che garantisca risultati tangibili nel breve e nel medio periodo ma che sia preparata anche a scelte di ampio respiro per il lungo periodo, quello della futura Repubblica di Sardegna.

È finito il tempo delle chiacchiere, non accetteremo le solite prese in giro, saremo pronti a controbattere colpo su colpo a scelte scellerate che non fanno altro che cancellare il nostro futuro e la qualità della vita delle nostre comunità. I sardi avranno finalmente di fronte due alternative possibili, ugualmente concrete e ugualmente percorribili: rimanere periferia dell’Italia o scegliere di diventare una Repubblica Indipendente.

Tutti dovranno capire che ci sarà da confrontarsi con l’indipendentismo di iRS, l’unico progetto serio e coerente per questa terra e per il suo futuro.
Metteremo a disposizione tutte le nostre energie intellettuali, i nostri progetti e le nostre idee per rendere questa terra un posto degno di essere vissuto da noi e dai nostri figli.

Benvenuti nell’indipendentismo del nuovo millennio, benvenuti in iRS.

Frantziscu Sanna

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Isgàrrica s’artìculu: 2009-07-30 – La vicenda del DPEF, chi difende gli interessi dei Sardi

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